mercoledì 23 settembre 2009

Se da grande si fa l'escort

di Marina Comei (Corriere del Mezzogiorno, 16 settembre 2009)

Nel panorama raggelante della politica italiana le inchieste sulla sanità pugliese hanno conquistato una crescente attenzione sul piano nazionale. Né poteva essere diversamente: imprenditori alla ricerca di commesse pubbliche in cui la qualità delle forniture viene sostituita dall'omaggio di sesso e coca, utilizzatori finali che ricoprono cariche pubbliche di rilievo, liste in cui l'obbligo dell' alternanza di genere è interpretato in modo davvero sorprendente, cene elettorali che si vorrebbe non fossero mai avvenute.

Non si possono tuttavia sottovalutare gli interrogativi che esse sollevano intorno ad una deformazione dell'etica pubblica che giunge a coprire l'intera questione sanitaria su cui pure bisognerà tornare a discutere, né può essere taciuta la loro sorprendente capacità di illuminare le forme che, negli anni della seconda repubblica, ha assunto il rapporto tra sessualità e potere.

Esso non solo sembra presentarsi in forme segnate dalla crisi del patriarcato, e per questo più ossessivo e visibile, ma appare essersi dilatato, pervadere nuovi campi fino a diventare un tema di assoluto rilievo per chiunque voglia discutere di riforma della politica e di quel fossato che separa le donne dalla politica, condannando gli uomini di potere ad una solitudine disperante e privando la vita civile di un pezzo di vita e di realtà. Non c'è niente di trasgressivo o di vitalistico (come pure è stato affermato) in quello che raccontano intercettazioni, verbali, o registrazioni clandestine.

L'utilizzo sessuale del potere politico prospettando vantaggi o facendo promesse, così come l'uso del corpo delle donne, ancora di più se pagato da altri, servono a rassicurare un narcisismo maschile in declino oppure ad ingraziarsi il potente di turno, secondo meccanismi di coinvolgimento emotivo ampiamente sperimentati.

Più sorprendente è che in queste vicende compaia, in modo più o meno esplicito un tentativo di arrivare ad una trasfigurazione della donna oggetto e della prostituzione. Alcune commentatrici sottolineano il ruolo attivo che le giovani donne si ritagliano ed esse stesse sostengono di agire liberamente, di accettare come normale la compravendita di cui sono oggetto: fare la escort, la ragazza immagine o l'avvocata e la chirurga non fa differenza, in quanto quello che conta è la mediazione del denaro come unica sintesi della libertà di scelta. La trama delle relazioni è infatti quasi sempre ricondotta allo scambio corpo-denaro, alla mercificazione di sé, sia in chi è alla ricerca dei vantaggi economici e di status che le cariche di parlamentare o le comparsate televisive garantiscono, sia in chi avverte, a tratti, il disagio di una vita venduta.

Una significativa mancanza di responsabilità, verso quello che si fa di sé e del proprio del futuro, che lo stato di necessità giustifica solo in parte e che non può non chiamare a qualche riflessione una generazione di donne che ha cercato di cambiare i rapporti con gli uomini in senso realmente più favorevole alla libertà femminile.

2 commenti:

  1. Fare la escort, la ragazza immagine o l'avvocata e la chirurga fa sicuramente la differenza, ma dopo tanti anni di studio e gavetta fatta di lavori miseri, mal pagati e demotivanti, grazie ai quali ti chiedi se hai fatto realmente bene ad ascoltare le tue inclinazioni e i desideri più profondi, gridati dalla voce di quella donna selvaggia che qualcuno dice esistere, non stupisce pensare ad una vita venduta per scelta.
    La libertà femminile non esiste e comunque non esiste oggi, se anche quando fai un colloquio per un'agenzia di assicurazioni ti dicono di vestirti carina per l'incontro con i capi. Non esiste se sali sull'autobus e devi metterti il pantalone perchè poi ti guardano, diciamo le gambe. Non esiste se devi lavorare il doppio per dimostrare di valere la metà.
    E non esiste se le donne che hanno cercato di cambiare i rapporti con gli uomini si nascondono per anni per poi rivendicare lotte e conquiste sociali dalle più dimenticate.
    Quello che conta realmente non è solo la libertà di scelta, ma il fatto che qualcuno ti insegni a capire che c'è.

    Daniela D'Alonzo

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  2. cara daniela,
    c'è molta sofferenza e rabbia nelle tue riflessioni, permettimi di risponderti facendo riferimento alla mia esperienza,
    non so quanti anni tu abbia, sicuramente sei giovane, comunque più giovane di me, quello che tu descrivi come un limite attuale alla libertà femminile, era ben più pesante, soffocante e opprimente in passato,
    cosa è cambiato (oserei dire storicamente) rispetto alle continue e indegne violazioni del corpo e dell'anima delle donne? la consapevolezza,
    si è fatta strada la forza di pensarsi ed essere oltre e altro rispetto a soprusi, violenze e nefandezze di ogni genere..
    a vent'anni, l'approccio osceno e sessuale del docente universitario-padre simbolico della mia formazione e della mia passione di ricerca e studio, mi portarono a rinunciare al mio futuro lavorativo, 10 anni dopo e da allora sempre, il lavoro e l'esperienza nel movimento delle donne, mi ha resa libera, nel senso che da quel momento nessuna violenza mi ha riportato alla sconfitta, alla rinuncia, all'annullamento, alla sofferenza..
    ogni scelta da quella più intima e personale a quella politica, è nata nel segno di quel lavoro su di me fatto con le altre ..
    da allora niente mi è stato sottratto in termini di forza, desiderio, soggettività dall'esterno (a parte i grandi dolori legati al ciclo malattia-morte),
    non so se questa esperienza ti può essere d'aiuto, perchè comunque estranea al tuo contesto esperenziale... è quella che sento di poterti dare in termini di rimando, interlocuzione..
    un'ultima cosa, ho imparato a rispettare il silenzio e l' assenza delle donne, pur essendo personalmente portata sempre all'azione, celano un mondo di passioni, bisogni, energia, intelligenza, che comunque costruiscono forme di pensiero e di esistenza, magari poco visibili, ma straordinariamente potenti ed efficaci..
    con rispetto e ascolto
    antonella

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