mercoledì 17 novembre 2010

"Donne in attesa" a Bari

(Pubblicato su Dol's)

E se una delle vie d’uscita dalla crisi fosse proprio investire risorse nell’occupazione femminile?
E’questo l’interessante e dettagliato scenario che le due docenti di Economia presso l’Università Bocconi di Milano, Alessandra Casarico e Paola Profeta, ci prospettano nel loro libro “Donne in attesa. L'Italia della disparità di genere'', ed. Egea, presentato a Bari da Maria Laterza, nell’accogliente scenario della storica libreria, il 15 novembre 2010.

Le economiste, che inoltre collaborano da diversi anni con il Sole 24ore, hanno illustrato con dovizia di dettagli e numeri, nonché grande capacità di sintesi, cosa significhi per una nazione come l’Italia essere fanalino di coda in Europa per ciò che riguarda le politiche di genere.

La presentazione, coordinata da Magda Terrevoli, Presidente della Commissione per la Pari Opportunità presso la Regione Puglia, ha visto come interlocutore anche l’Assessore al Welfare del Comune di Bari, Ludovico Abbaticchio, che ha illustrato l‘impegno delle istituzioni cittadine che si stanno muovendo nella direzione dell’analisi di genere del bilancio e che si avvalgono dell’apporto partecipativo della Consulta delle Donne per promuovere azioni a favore delle pari opportunità.

Il dato incontrovertibile da cui ogni riflessione ha preso spunto è che in Italia le donne sono alla pari degli uomini (se non superiori) a livello di istruzione, ma poi il divario comincia ad ampliarsi man mano che si sale nella scala delle responsabilità, fino alla riduzione impressionante del numero di donne in posizioni di potere (un solo esempio tra tutti: solo due donne-rettore a fronte di una maggioranza di laureate).

In realtà investire in politiche a favore del lavoro delle donne significa lungimiranza da parte di una nazione, significa poter rilanciare l’economia facendo tesoro di quell’enorme bagaglio di esperienza e competenza femminile che è sottoutilizzata.

Il libro si apre con tre storie emblematiche di donne, di differenti fasce d’età, che - malgrado grinta, determinazione e competenza – nel nostro paese sono costrette a dover scegliere tra carriera e famiglia, a differenza delle loro coetanee in Europa, restando per l’appunto “in attesa di trovare spazi adeguati per lo sviluppo delle loro competenze, senza rinunce di sorta. La domanda da porsi è se infatti si tratti davvero di scelte individuali o di adattamento ad ostacoli effettivi di tipo socioculturale.

Rispetto agli obiettivi della Strategia di Lisbona per il 2010, che si poneva come orizzonte per i paesi europei il raggiungimento del 60% di occupazione femminile, l’Italia è rimasta molto indietro (tra il 46% e il 47% per le donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni), mantenendo per di più un netto il divario tra il nord e il sud del paese. Si ricordava che solo Malta è più indietro di noi.

In quest’ottica non sembra più un paradosso che l’Italia abbia un tasso di fecondità tra i più bassi in Europa e che il sud ne risenta in misura maggiore: è evidente che dove c’è più occupazione si fanno più bambini in quanto maggior reddito significa maggiore sicurezza.

In sintesi gli ostacoli ad uno sviluppo equilibrato del nostro paese possono riassumersi in tre punti:
1. il contesto famigliare, in cui non è ancora sviluppata la logica della condivisione all’interno della gestione del quotidiano;
2. il contesto culturale, in cui si mantengono ancora differenze tra l’educazione dei bambini e delle bambine improntate agli stereotipi di genere ed in cui più dell’80% delle persone sono convinte che i figli di madri lavoratrici “soffrano;
3. il contesto istituzionale, che potrebbe fare molto di più per promuovere lo sviluppo di un nuovo concetto di famiglia, in linea con l’evoluzione della società.

Si sottolineava infatti come gli asili-nido siano uno strumento imprescindibile di crescita per i più piccoli, soprattutto per coloro che vivono in famiglie disfunzionali o disagiate che non possono offrire loro gli strumenti necessari per sviluppare talenti potenziali che risulteranno pertanto sprecati.

L’assessore Abbaticchio ha inoltre sottolineato come curarsi della parità di genere nell’occupazione significhi anche affrontare in modo concreto il tema della povertà, che pesa in particolar modo sui più giovani e si coniuga con prostituzione, sfruttamento minorile, lavoro nero, aggiungendo che la città di Bari sta progettando un uso di fondi regionali e fondi sociali europei proprio in tale direzione.

Le economiste hanno suggerito misure concrete che possono essere adottate, ad esempio la defiscalizzazione per le imprese che assumono donne, in modo da poter contribuire in modo sostanziale all’emersione del lavoro nero, e minor carico fiscale nella tassazione, che deve restare su base individuale, con detrazioni maggiori legate sia alla cura dei figli (p.e. impiego di baby-sitter, ecc.) sia nel caso di lavoro da parte di entrambi i coniugi con figli di età inferiore ai tre anni. Il concetto sotteso al libro è che più lavoro in condizioni di effettiva parità per le donne significa un’effettiva crescita economica quantificabile anche in termini di PIL (Prodotto Interno Lodo). Si creerebbe quel circolo virtuoso che spinge ad una maggiore domanda di servizi e dunque più crescita.

La Conferenza Nazionale di Milano sulla famiglia ha invocato maggiori aiuti per le famiglie italiane da parte dello Stato; tuttavia al momento in Italia le famiglie sono agenzie di erogazione del Welfare e se vogliamo incentivare l’occupazione femminile il “quoziente familiare'' così tanto enfatizzato non sarebbe la soluzione adeguata perché spingerebbe ancora una volta le donne a rimanere a casa. Meglio, dicono le autrici del libro, pensare al “fattore famiglia'', con tassazione su base individuale proprio per non disincentivare il lavoro femminile.

Interessante poi il punto di vista delle economiste sui “congedi parentali'' che in nazioni all’avanguardia, come la Norvegia, sono obbligatori per tutti gli uomini, della durata di un mese, con retribuzione al 100% ed indipendenti da quello della madre. In Italia una misura di questo tipo potrebbe aiutare ad innescare quel processo culturale che implica un’effettiva logica di “condivisione'' all’interno della famiglia, ricordando che in Italia siamo tra gli unici a non prevedere neanche un giorno di congedo obbligatorio per il padre.

Altra misura-shock che le autrici ritengono necessaria per scuotere gli equilibri è quella delle “quote di rappresentanza'' in quanto, dal momento che le posizioni di vertice vedono una sorta di monopolio maschile nella gestione del potere, non sembrano esserci molte altre strade da percorrere. Naturalmente si tratta di superare il pregiudizio negativo legato alle “quote rosa'', che sembrano ridurre la percezione della qualità della persone che vi accedono e che, inoltre, sono state usate in politica negli ultimi tempi in chiave puramente formale, come se si trattasse solo di una questione di numeri e non di qualità dei modelli proposti, che sono rimasti di tipo subalterno e declassato.

Al contrario le quote di rappresentanza dovrebbero avere la funzione di rendere la competizione ad armi pari, rimuovendo i privilegi iniziali di un genere a danno dell’altro, per permettere davvero l’inclusione del capitale umano femminile italiano sprecato.

Il libro e l’incontro si concludono con una delle “storie che vorremmo'', ipotesi di riscrittura di biografie femminili nella direzione della valorizzazione di talenti e desideri; all’interno di questo orizzonte viene menzionato il Comitato “Pari o dispare'', (di cui è presidente l’economista Fiorella Kostoris, con presidente onoraria Emma Bonino, e di cui fanno parte le partecipanti all’incontro) che si presenta come osservatorio atto a contrastare le discriminazioni di genere e gli stereotipi femminili veicolati dai media in nome di quel nuovo modello di società che renderebbe finalmente l’Italia un paese davvero moderno e più giusto.

mercoledì 17 marzo 2010

25 Marzo: Incontro con le Candidate

Invito alle candidate di centrosinistra per un'assemblea pubblica

Incontro con le candidate
II 15 marzo si è svolto l’incontro promosso dal Coordinamento Donne e
Potere, che raccoglie oltre alle associazioni: Centro di documentazione e cultura
delle donne, Un desiderio in comune, Arca, singole/i soggettività, con alcune
candidate dello schieramento di centro-sinistra.
I motivi di un orientamento così inequivocabile sono molteplici: continua ad
emergere (soprattutto da parte dei partiti al potere) un’ideologia ed una pratica
inquietante, che mira a mantenere le donne in una condizione di subalternità e
marginalità, anche quando le pone in un’apparente posizione di prestigio e
potere. Una pratica d’uso delle donne tanto di natura politica che esplicitamente
sessuale: il requisito dell’avvenenza come strumento al servizio del desiderio e
dell’immaginario maschile.
In questi mesi di attività ed impegno pubblico a sostegno del
riconoscimento di valore delle esperienze e della progettualità femminile, il
Coordinamento Donne e Potere è riuscito ha creare una forte rete di relazione,
pratica costante di riferimento e orientamento, nelle scelte e nelle strategie
finora individuate;
è questa, la consapevolezza e la pratica, che riteniamo utile offrire alle
donne-candidate per creare un contesto favorevole, che le sottragga alla solitudine
e alla dipendenza dagli attuali meccanismi di selezione e potere.
Chiediamo alle donne-candidate
di farsi carico di
una diversa idea e pratica della politica
che tenga insieme la dimensione generale e quella dell’esistere quotidiano,
lungimirante e realistica,
non competitiva,
che vada oltre le logiche e gli interessi di parte,
capace di restituirci il diritto e il piacere
di una con-vivenza e di una partecipazione consapevole e disinteressata.
Per discutere di questi temi, il Coordinamento Donne e Potere invita le candidate
di centrosinistra a un’assemblea pubblica intitolata:
Al centro della politica
incontro con le donne candidate
Bari, giovedì 25 marzo, ore 17.30, presso il “Seconda classe”
(Via Estramurale Capruzzi 15 G - Bari - sottopassaggio S. Antonio)
Preghiamo di diffondere come un “tam tam” questo invito presso TUTTE le
candidate per Vendola presidente.

martedì 23 febbraio 2010

Campagna elettorale con i tacchi a spillo

di Maria Grazia Tundo
Sembra che la scarpa rossa con il tacco a spillo sia oramai un must delle campagne di comunicazione politica, icona bipartisan, che viene usata sia dal Partito della Rifondazione Comunista, per la sua campagna di tesseramento, che dal professor D’Addario del PDL per trasmettere i propri valori e programmi agli elettori della Regione Puglia.
Rifondazione la usa in modo più casto e colto, citando la locandina del film "Il diavolo veste Prada", come ricorda Sveva Scaramuzzi, mentre l'esponente del Popolo delle Libertà, secondo le migliori abitudini culturali di una certa destra nostrana, preferisce una donna nuda, feticisticamente rivestita delle sole scarpe a spillo (scomodiamo il buon vecchio Freud per ricordare che il feticista usa l’oggetto per paura di leggere la propria castrazione nel corpo femminile?)

Ovviamente se qualche Consigliera di Pari Opportunità si innervosisce, la risposta è la solita: voi vetero-femministe bacchettone non cogliete l’ironia, siete fuori dallo Zeitgeist. In effetti fare campagna elettorale proponendo la propria faccia come se fosse uno yogurt Müller è indice di intelligenza politica: mai parlare di programmi elettorali, per carità, si rischia il vuoto ideativo assoluto, oppure poi di doverne rendere conto se eletti! Meglio delle belle gambe di donna disponibili per sollecitare le pruginose curiosità e ammiccamenti maschili, senza volto perché tanto la donna interessa dal tronco in giù.
Se poi qualcuna di noi non coglie proprio tali sottigliezze persuasive e si innervosisce perché aspira ad una politica meno pecoreccia, ecco la risposta della volpe della comunicazione che ha ideato la sudetta campagna, Enzo Varricchio (presidente del centro studi per il diritto delle arti, del turismo e del paesaggio), che si offende perché le stupide donne non ne hanno capito lo spirito e attacca Serenella Molendini (la Consigliera che ha protestato) per aver sollevato obiezioni «ridicole, bigotte, puerili e insulse» (Gazzetta del Mezzogiorno del 21 febbraio 2010, p. III).

Spiega Fabrizio D'Addario (La Repubblica- Bari)

«Abbiamo usato l'ironia per dire che questo mercimonio non deve sporcare l'immagine delle donne. Il genere femminile non va valutato soltanto sotto il profilo fisico. La politica va fatta con il cervello, e certamente le donne hanno la capacità, le doti, la lungimiranza per ricoprire i più alti incarichi nel luogo pubblico».

A questa risposta stereotipata, decisamente poco convincente in quanto per nulla coerente con il tipo di manifesto proposto (davvero qualcuno nella lettera e nello spirito del cartellone affisso riesce a leggere una Pubblicità Progresso in favore del genere femminile?) sembra rispondere Roberto Meli, con la sua interessante analisi:
«Trovo il manifesto furbo.
Furbo perchè riesce ad utilizzare il richiamo sessuale attraverso un pretesto per il quale può addirittura affermare il contrario (cioè di deprecare l'uso del sesso in politica..) da questo punto di vista è geniale.
E' abbastanza noto che il cervello umano non elabori allo stesso modo le affermazioni e le negazioni. se, ad esempio, dite a qualcuno "non pensare ad una giraffa" potete scommetterci l'ultimo stipendio che quel qualcuno si sarà immediatamente immaginato una giraffa per poi costringersi ad eliminarla dai propri pensieri... bene, dire "io deploro l'uso del sesso e dei suoi segni per fare politica e poi mostrare gli stessi segni e le stesse ancore è un messaggio contraddittorio ma efficace perchè a livello razionale passa il contenuto digitale: "alla Regione Puglia con competenza e professionalità" mentre a livello analogico passa il messaggio "compra il mio prodotto, ha la stessa attrattività di questa gnocca che vedi, se resti sintonizzato te ne darò altra..."»

Per concludere, Il prof. D'Addario ci chiede di votarlo senza confonderlo con la più famosa Patrizia, ma sta già gongolando perché è entrato anche lui nel circo mediatico e ha pagine di pubblicità gratis sui giornali. Se ancora una volta il parassitismo sul corpo delle donne produrà i risultati sperati, avremo un Consigliere Regionale, che godrà di una meritatissima pensione, grazie ad un divertissement che al massimo poteva essere adatto ad una serata fra amici in vena di goliardia.

giovedì 11 febbraio 2010

Comunicato stampa: legge elettorale regionale

REGIONE PUGLIA L’ULTIMA BEFFA CONTRO LE DONNE
(Comunicato stampa pubblicato sulla Gazzetta del 08 febbraio 2010)
Coordinamento donne e potere. Rete Interregionale Rose Rosse – coordinatrice Cinzia De Marzo. CDC- Antonella Masi Un desiderio in comune Le donne del PD

Ancora una volta il blocco di potere maschile evita di correggere l’attuale sistema elettorale impedendo nei fatti la discussione dell’emendamento relativo alla rappresentanza di genere, che introduceva nella riforma della legge elettorale n. 2 del 2005 la possibilità per l’elettorato di esprimere anche due preferenze, purché riguardassero una un candidato di genere maschile e l’altra una candidata di genere femminile.

Ne consegue che è stata persa un’occasione per allineare la legge elettorale della Puglia alla Costituzione italiana, che all’art. 117 attribuisce alle leggi regionali il compito di “rimuovere ogni ostacolo alla piena parità tra uomini e donne nella vita sociale, culturale ed economica, promuovendo parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.

Non si tratta più di promuovere la partecipazione delle donne alla vita politica ma di adottare regole che mirino ad assicurarne la presenza nelle Istituzioni.

La sospensione dell’esame del DDL in questione, nella seduta del Consiglio regionale del 4 febbraio 2010, come ogni azione o scelta anche di tipo formale non può essere giustificata dalla ristrettezza dei tempi tecnici, ma diviene orientamento e decisione politica.

Venendo meno il supporto legislativo la partecipazione alla vita politica istituzionale delle donne pugliesi a parole sempre invocata e auspicata, viene ridotta e ridimensionata nelle sue reali prospettive, per cui le donne rischiano di avere ancora una volta una funzione di supporto marginale e insignificante, indipendentemente dalle loro qualità soggettive e competenza politica.

Da tempo il coordinamento donne e potere si è fatto portavoce non solo di una visibilità e di una partecipazione qualificata delle donne alla vita politica, ma intende esprimere un’idea ed un progetto differente di cambiamento e comunità.

Invitiamo quindi i rappresentanti dei partiti, le rappresentanti degli organismi di parità, gli organi di stampa e chiunque condivida la nostra prospettiva a sostenere le nostre proposte.

In occasione delle imminenti elezioni regionali, intendiamo altresì rivendicare sul piano politico:

più trasparenza nelle modalità di coinvolgimento delle donne, respingendo il metodo della cooptazione o delle nomine ad personam;

maggiore chiarezza per i criteri di individuazione delle donne e degli uomini da candidare nelle liste per le elezioni regionali, a partire da quelle del 2010 (secondo parametri di merito, militanza, motivazione, esperienza, responsabilità, capacità relazionali, di ricerca consenso);

presenza paritaria di entrambi i generi nei programmi di comunicazione politica messi a disposizione delle emittenti televisive pubbliche e private e nei messaggi autogestiti previsti dalla vigente normativa per la campagna elettorale,

venerdì 15 gennaio 2010

Proposta di emendamento legge elettorale pugliese

Su iniziativa delle consigliere di parità regionali, Teresa Zaccaria e Serenella Molendini, della Consulta Regionale femminile (Pres. Annamaria Carbonelli), e della Commissione regionale Pari opportunità (Pres. Rosa Ciccolella), è stato proposto un emendamento alla legge elettorale regionale pugliese del 28 Gennaio 2005 n. 2 “Norme per l’elezione del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta Regionale”.

L’emendamento contiene la previsione che nelle liste ciascuno dei due generi non possa essere rappresentato nella misura superiore ai 2/3: “il sistema della doppia preferenza in base al quale l’elettore o elettrice può esprimere uno o due voti di preferenza, ma in questo caso, una delle due preferenze deve riguardare il candidato di genere femminile, pena l’annullamento della seconda preferenza; la previsione che i soggetti politici devono assicurare la presenza paritaria di entrambi i generi nei programmi di comunicazione politica offerte dalle emittenti televisive pubbliche e private e, per quanto riguarda i messaggi autogestiti previsti dalla vigente normativa per la campagna elettorale, devono mettere in risalto, con pari evidenza, la presenza di candidati di entrambi i generi nelle liste presentate dal soggetto che realizza il messaggio”.
Questo emendamento è stato consegnato all’assessore Elena Gentile che lo presenterà in Consiglio (poiché solo i consiglieri possono presentare gli emendamenti).
L’intenzione è quella di fare una Conferenza Stampa (ha chiesto di partecipare Nichi Vendola) per presentare l’iniziativa e raccogliere il consenso di tutti quelli che hanno a cuore la democrazia nella regione Puglia perché tale disposizione è volta a favorire la rappresentanza delle donne nelle istituzioni (ci sono solo due consigliere donne su 70 consiglieri regionali).
Insomma, le promotrici vogliono che le forze politiche si assumano la responsabilità rispetto all’impegno di rafforzare la presenza femminile negli organi regionali perché se la libertà delle donne, la loro autorevolezza ha prodotto e continua a produrre forti cambiamenti nella società, la loro presenza, nei luoghi decisionali, è fortemente carente ed in particolare nei luoghi della politica.
Questo è il momento di farlo visto che il 19 Gennaio si dovrebbe discutere, in Consiglio, la revisione della legge Regionale.

martedì 8 dicembre 2009

Relazione introduttiva

di Rosy Paparella

Le donne ed il Governo della città
Ragioni del dissenso, senso della proposta
Bari, 4 dicembre 2009
Sala consiliare del Comune di Bari

Perché questo luogo : dove tutto ebbe inizio…
Abbiamo fortemente voluto convocare un’ Assemblea Pubblica e portare la nostra presenza in un palazzo, un luogo simbolicamente così significativo come l’aula del Consiglio Comunale, come momento di condivisione e di allargamento del percorso politico che stiamo tessendo dall’estate di quest’anno e che in qualche misura da qui ha avuto inizio.

Bari, giugno 2009: il risultato delle elezioni europee ed amministrative è segnato dalla quasi totale cancellazione della presenza di donne in ruoli istituzionali.

E questo dato, finito peraltro salvo rare eccezioni a piè pagina o nei trafiletti della stampa locale quasi come nota di costume elettorale, ci ha profondamente allarmate.

Viviamo in un paese che di anno in anno arretra sempre di più nella graduatoria mondiale rispetto al divario di genere (72° posto su 135 paesi), nello stesso tempo viviamo in una città, in una regione più volte indicata come “laboratorio di innovazione politica” e che, nonostante questo non sfugge al fenomeno generale e paradossale per cui un categoria maggioritaria , quella delle donne appunto, assume sempre più lo stato di minoranza politica. E’ per noi molto più che una questione di «genere»: pone un problema che, a nostro avviso, è di interesse pubblico perchè mostra in sé i limiti della democrazia reale.

Da questo momento della storia cittadina recente ci siamo incontrate, in molti casi rincontrate, in primo luogo per elaborare tempestivamente una piattaforma di proposte articolata in modo da correggere almeno in parte il vuoto di rappresentanza che si era venuto a creare dopo le elezioni.

Le nostre proposte, portate in un incontro pubblico all’attenzione del sindaco Emiliano e dei rappresentanti dei partiti della coalizione, ed alla fine approvate e sottoscritte , avrebbero, se realizzate, portato ad una composizione equilibrata sia sul piano numerico, ma soprattutto su quello delle competenze delle donne e degli uomini nominati negli organismi istituzionali comunali, dalla Giunta alle commissioni consiliari, alle società municipalizzate.

Questo evidentemente non è accaduto.

Il nostro impegno è andato tuttavia intensificandosi nei mesi successivi, con l’elaborazione di ulteriori riflessioni, soluzioni e proposte.

Dalla consapevolezza comune del valore della politica delle donne è nato il coordinamento “Donne e Potere”, dove potere è parola cui vogliamo restituire il senso di potenzialità e capacità, di responsabilità e desiderio di impegno.

Chi siamo

Veniamo da esperienze diverse, con storie in cui denominatore comune è la passione politica e la voglia di partecipare alla vita della città nel doppio significato nel duplice significate di “prendere parte” e di “fare la nostra parte”, come donne e come cittadine, e ci accomuna l’elaborazione di riflessioni sulle differenze di genere che per molte di noi sono vivacissime da decenni. Siamo: CDC donne, Rete interregionale delle rose rosse del PD, donne del PD, Arca centro di iniziativa democratica, Un desiderioincomune.

Una esperienza particolare quella delle donne del comitato Undesiderioincomune, di cui faccio parte; abbiamo vissuto in prima persona la campagna elettorale per le elezioni comunali, all’interno di una lista con una numerosissima componente di donne che hanno scelto di candidarsi . La nostra esperienza è stata fortemente orientata a fare della campagna elettorale un percorso collettivo, ampio ed inclusivo, in cui costruire insieme un senso, e non solo andare alla ricerca del consenso. Questa “pratica politica”, consapevolmente divergente ed anomala rispetto alle spinte individualistiche ed esasperatamente competitive che caratterizzano in genere le campagne elettorali ha prodotto un risultato che consideriamo di grande significato, perché non solo quel percorso oggi continua, ma continua con maggiore forza e con una progettualità ancora più ampia in rete con le donne del coordinamento, appunto.

Siamo superando la categoria dell’appartenenza, ad un partito, ad una associazione, abbiamo voluto avviare un processo di contaminazione reciproca, che speriamo di intensificare ulteriormente anche stasera con voi, per creare nuove connessioni tra tutte e tutti coloro che sentono necessario un cambiamento coraggioso sul piano della cultura politica.

Non solo donne: ma donne portatrici di uno sguardo di genere

Continuiamo a credere che è necessaria una presenza forte e significativa nei compiti istituzionali di donne competenti ma nello stesso tempo portatrici di un esplicito punto di vista di genere, differente nei contenuti e nei metodi della politica, un punto di vista trasversale a tutti gli ambiti di governo.
Il legame tra le esistenze femminili e la città, è un legame complesso, cui sono strettamente intrecciati i nodi irrisolti dei rapporti tra sessi in tutti gli ambiti, da quello familiare e sociale a quello lavorativo ed economico. Anche in Italia, come succede da tempo in altri paesi ormai esistono una serie di esperienze, progetti e teorie che tante donne hanno elaborato interrogando questo legame per fare emergere il contributo delle donne alla vita urbana e lo stato dei legami sociali.

Quello che emerge da questo lavoro porta a ripensare l’idea stessa di città, la sua pianificazione urbanistica, le strategie di mobilità, la progettazione degli orari e dei tempi, porta a ridisegnare le politiche di welfare e curare il progetto delle cose minute e non solo delle grandi opere. Consideriamo insomma che la realtà può essere letta in modi più o meno parziali, a seconda di chi leggendola, porta con sè storie ed esperienze differenti. Questo vale anche per i politici, e per chi amministra una città. La possibilità di farlo attraverso una prospettiva che tenga conto delle differenze di genere può rappresentare soprattutto in un momento di crisi profonda come quello attuale un punto di “rottura” interessante, ed utile per costruire un nuovo paradigma di governo, più aderente ai bisogni ed ai desideri, delle donne e degli uomini.

Continueremo a seguire con interesse il lavoro dei nostri amministratori, e soprattutto continueremo a nutrire i nostri progetti e tessere reti.

Cosa ci sta a cuore:

ci sta a cuore rendere visibili e circolanti i saperi, le competenze, le idee delle donne, rafforzarne la presenza politica in tutti gli ambiti

ci sta a cuore il futuro di Bari come città accogliente, solidale, desiderabile

ci sta a cuore fare politica guardando alla vita reale delle donne e degli uomini che la abitano.

Sappiamo che ci sono donne e uomini che possono condividere questa prospettiva e questi desideri,

Noi ci siamo.