martedì 8 dicembre 2009

Relazione introduttiva

di Rosy Paparella

Le donne ed il Governo della città
Ragioni del dissenso, senso della proposta
Bari, 4 dicembre 2009
Sala consiliare del Comune di Bari

Perché questo luogo : dove tutto ebbe inizio…
Abbiamo fortemente voluto convocare un’ Assemblea Pubblica e portare la nostra presenza in un palazzo, un luogo simbolicamente così significativo come l’aula del Consiglio Comunale, come momento di condivisione e di allargamento del percorso politico che stiamo tessendo dall’estate di quest’anno e che in qualche misura da qui ha avuto inizio.

Bari, giugno 2009: il risultato delle elezioni europee ed amministrative è segnato dalla quasi totale cancellazione della presenza di donne in ruoli istituzionali.

E questo dato, finito peraltro salvo rare eccezioni a piè pagina o nei trafiletti della stampa locale quasi come nota di costume elettorale, ci ha profondamente allarmate.

Viviamo in un paese che di anno in anno arretra sempre di più nella graduatoria mondiale rispetto al divario di genere (72° posto su 135 paesi), nello stesso tempo viviamo in una città, in una regione più volte indicata come “laboratorio di innovazione politica” e che, nonostante questo non sfugge al fenomeno generale e paradossale per cui un categoria maggioritaria , quella delle donne appunto, assume sempre più lo stato di minoranza politica. E’ per noi molto più che una questione di «genere»: pone un problema che, a nostro avviso, è di interesse pubblico perchè mostra in sé i limiti della democrazia reale.

Da questo momento della storia cittadina recente ci siamo incontrate, in molti casi rincontrate, in primo luogo per elaborare tempestivamente una piattaforma di proposte articolata in modo da correggere almeno in parte il vuoto di rappresentanza che si era venuto a creare dopo le elezioni.

Le nostre proposte, portate in un incontro pubblico all’attenzione del sindaco Emiliano e dei rappresentanti dei partiti della coalizione, ed alla fine approvate e sottoscritte , avrebbero, se realizzate, portato ad una composizione equilibrata sia sul piano numerico, ma soprattutto su quello delle competenze delle donne e degli uomini nominati negli organismi istituzionali comunali, dalla Giunta alle commissioni consiliari, alle società municipalizzate.

Questo evidentemente non è accaduto.

Il nostro impegno è andato tuttavia intensificandosi nei mesi successivi, con l’elaborazione di ulteriori riflessioni, soluzioni e proposte.

Dalla consapevolezza comune del valore della politica delle donne è nato il coordinamento “Donne e Potere”, dove potere è parola cui vogliamo restituire il senso di potenzialità e capacità, di responsabilità e desiderio di impegno.

Chi siamo

Veniamo da esperienze diverse, con storie in cui denominatore comune è la passione politica e la voglia di partecipare alla vita della città nel doppio significato nel duplice significate di “prendere parte” e di “fare la nostra parte”, come donne e come cittadine, e ci accomuna l’elaborazione di riflessioni sulle differenze di genere che per molte di noi sono vivacissime da decenni. Siamo: CDC donne, Rete interregionale delle rose rosse del PD, donne del PD, Arca centro di iniziativa democratica, Un desiderioincomune.

Una esperienza particolare quella delle donne del comitato Undesiderioincomune, di cui faccio parte; abbiamo vissuto in prima persona la campagna elettorale per le elezioni comunali, all’interno di una lista con una numerosissima componente di donne che hanno scelto di candidarsi . La nostra esperienza è stata fortemente orientata a fare della campagna elettorale un percorso collettivo, ampio ed inclusivo, in cui costruire insieme un senso, e non solo andare alla ricerca del consenso. Questa “pratica politica”, consapevolmente divergente ed anomala rispetto alle spinte individualistiche ed esasperatamente competitive che caratterizzano in genere le campagne elettorali ha prodotto un risultato che consideriamo di grande significato, perché non solo quel percorso oggi continua, ma continua con maggiore forza e con una progettualità ancora più ampia in rete con le donne del coordinamento, appunto.

Siamo superando la categoria dell’appartenenza, ad un partito, ad una associazione, abbiamo voluto avviare un processo di contaminazione reciproca, che speriamo di intensificare ulteriormente anche stasera con voi, per creare nuove connessioni tra tutte e tutti coloro che sentono necessario un cambiamento coraggioso sul piano della cultura politica.

Non solo donne: ma donne portatrici di uno sguardo di genere

Continuiamo a credere che è necessaria una presenza forte e significativa nei compiti istituzionali di donne competenti ma nello stesso tempo portatrici di un esplicito punto di vista di genere, differente nei contenuti e nei metodi della politica, un punto di vista trasversale a tutti gli ambiti di governo.
Il legame tra le esistenze femminili e la città, è un legame complesso, cui sono strettamente intrecciati i nodi irrisolti dei rapporti tra sessi in tutti gli ambiti, da quello familiare e sociale a quello lavorativo ed economico. Anche in Italia, come succede da tempo in altri paesi ormai esistono una serie di esperienze, progetti e teorie che tante donne hanno elaborato interrogando questo legame per fare emergere il contributo delle donne alla vita urbana e lo stato dei legami sociali.

Quello che emerge da questo lavoro porta a ripensare l’idea stessa di città, la sua pianificazione urbanistica, le strategie di mobilità, la progettazione degli orari e dei tempi, porta a ridisegnare le politiche di welfare e curare il progetto delle cose minute e non solo delle grandi opere. Consideriamo insomma che la realtà può essere letta in modi più o meno parziali, a seconda di chi leggendola, porta con sè storie ed esperienze differenti. Questo vale anche per i politici, e per chi amministra una città. La possibilità di farlo attraverso una prospettiva che tenga conto delle differenze di genere può rappresentare soprattutto in un momento di crisi profonda come quello attuale un punto di “rottura” interessante, ed utile per costruire un nuovo paradigma di governo, più aderente ai bisogni ed ai desideri, delle donne e degli uomini.

Continueremo a seguire con interesse il lavoro dei nostri amministratori, e soprattutto continueremo a nutrire i nostri progetti e tessere reti.

Cosa ci sta a cuore:

ci sta a cuore rendere visibili e circolanti i saperi, le competenze, le idee delle donne, rafforzarne la presenza politica in tutti gli ambiti

ci sta a cuore il futuro di Bari come città accogliente, solidale, desiderabile

ci sta a cuore fare politica guardando alla vita reale delle donne e degli uomini che la abitano.

Sappiamo che ci sono donne e uomini che possono condividere questa prospettiva e questi desideri,

Noi ci siamo.

lunedì 7 dicembre 2009

La carta europea per l'uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale

(elaborata e promossa dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa e dai suoi partners)

di avv. Michela Labriola

La Carta Europea è stata sollecitata dalla Commissione Europea nell’ambito del 5° programma d’azione comunitario per la parità tra donne e uomini. Il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa e la sua commissione delle elette locali e regionali opera, da molti anni attivamente per la promozione della parità tra donne e uomini a livello locale e regionale. La carta è il frutto del lavoro di tante donne elette, esperte, responsabili in diverse collocazioni di governo e legislatrici in 35 paesi europei, tra cui l’Italia. La proposta di un Piano di Azione prevede che per la parità in concreto, le Regioni, Provincie e Comuni, dovrebbero inserire nella loro programmazione tali previsioni. La molla propulsiva, per la applicazione concreta della parità di genere, viene proprio dalle realtà locali, perché esse operano ad un livello più vicino ai cittadini, favorendo le politiche che affermano la pari opportunità nei diritti e quindi il principio di uguaglianza. Solo la consapevolezza della differenza di genere può porre le basi per una regolamentazione normativa. In Italia assistiamo ad un costante arretramento, sotto il profilo del superamento della disuguaglianza, siamo il paese al 72° posto su 134 paesi in totale, ben terzultima in tutta l’Europa, a causa del persistere degli indici negativi sulla partecipazione delle donne alla vita economica del paese.

La carta è formata da tre principi: LA PRIMA COMPRENDE I PRINCIPI FONDAMENTALI, LA SECONDA PREVEDE LA METODOLOGIA, LA TERZA E’ QUELLA PIU’ LUNGA E PIU’ CONCRETA PERCHE’ INDICA GLI IMPEGNI CHE I SINDACI, I PRESIDENTI DI REGIONE INSIEME AI LORO CONSIGLI PRENDANO NEI CONFRONTI DEI CITTADINI CON I LORO PIANI DI LAVORO.

I principi della Carta sono i seguenti: parità delle donne e degli uomini quale diritto fondamentale ed in particolare, nel nostro ordinamento italiano costituzionalmente garantito; la presa di coscienza delle discriminazioni multiple e degli ostacoli; la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alle decisioni è una “condicio sine qua non” della società democratica; l’eliminazione degli stereotipi sessuali; l’integrazione della dimensione di genere in tutte le attività degli enti locali e regionali; piani di azione e programmi adeguatamente finanziati come strumenti necessari per far progredire la parità tra uomini e donne.

La questione della cittadinanza femminile non è meramente quantitativa o formale, ma è essa stessa indice fondamentale della evoluzione in positivo di una società, ed è garanzia per l’applicazione su scala locale delle norme del rispetto e dell’abbattimento delle disuguaglianze. Non è una mera questione femminile deve essere una esigenza primaria per entrambi i generi, fino a quando non si avrà la piena consapevolezza che il superamento della discriminazione è, per tutti, un affrancamento dalla arretratezza e dalla “violenza” non si capirà che la sottoscrizione della Carta, ma soprattutto la sua attuazione, sono un passo dovuto da parte di tutti gli enti locali cui si rivolge. “il Governo intende proporre un vero e proprio patto ai cittadini affinché libertà, giustizia sociale e piena cittadinanza, siano i vettori della crescita economica e della civile convivenza”. Dalle ricerche da me effettuate risulta che in data 11 febbraio 2008 la AICCRE PUGLIA ha tenuto una conferenza regionale sulla Carta. Vi è una consulta femminile AICCRE Puglia. Non vi è traccia però di una sottoscrizione degli enti locali pugliesi. La Carta è stata sottoscritta, ma i dati relativi alla sua applicabilità sono a me inaccessibili, da quasi tutte le regioni e da molti comuni italiani. (tra gli altri: Toscana, Lazio, Calabria, Campania, Veneto, Emilia Romagna, Sicilia). Sono andata a fondo ho verificato quali siano le finalità della AICCRE PUGLIA – FEDERAZIONE DELLA PUGLIA sezione italiana della CCRE (consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa): più che una associazione essa è un movimento politico e promozionale, oltre che culturale, che mantiene la sua forza e la sua coerenza grazie alla militanza in esso di tutti i livelli delle autonomie, dal Comune agli enti intermedi alla Regione. In buona sostanza deve rappresentare uno strumento per debellare le disuguaglianze, etniche e linguistiche, ma deve, soprattutto, uniformarsi, con comunicazioni e reti alle previsioni di democrazia sanciti al livello europeo. Ed è per questo motivo, che nelle maglie di queste finalità noi dovremmo sollecitare la sottoscrizione della carta anche a Bari, prendendo esempio da comuni e regioni che, sin dal 2007, hanno provveduto, oltre che alla sottoscrizione, anche alla formulazione di un Piano di Azione per la concreta realizzazione della stessa. Nello statuto AICCRE registrato a Bari il 19 febbraio 2003 all’art. 2 si legge che la stessa associazione: “assume e promuove iniziative dei poteri regionali e locali: (……) l’unità politica d’Europa, in forma federale, sulla base del principio di sussidiarietà e di interdipendenza, per la pace, la cooperazione decentrata per lo sviluppo, la collaborazione pacifica, la fraternità dei popoli, la pari dignità, la pari opportunità di tutti gli esseri umani, per la riduzione delle disparità regionali, per il superamento degli squilibri in Europa, del crescente divario tra Nord e Sud e con particolare riferimento all’area mediterranea”. Vi è inoltre una norma statutaria che prevede che i fondi delle risorse finanziarie siano utilizzati a fini istituzionali. Presidente della federazione della Puglia è il Sindaco di Bari la sede è il Comune di Bari. Leggendo i Piani di Azione ed i c.d. bilanci di genere degli altri enti locali si scorge l’importanza del potenziamento economico dei servizi, il walfare è un capitolo che va affrontato prioritariamente per la piena attuazione del Piano in Puglia e a Bari.

Cosa deve contenere il nostro Piano di Azione biennale: Politica, lavoro, formazione, salute, assistenza e servizi sociali, inclusione sociale, pianificazione urbana e sviluppo sostenibile. La cosa che mi pare prioritaria è che il Piano debba includere un’analisi di genere, al fine di includere azioni contro le discriminazioni molteplici, l’elaborazione e l’adozione deve essere condivisa e diffusa come anche resi pubblici i risultati e le azioni.

Avv. Michela Labriola

domenica 6 dicembre 2009

Le donne e il governo della città

Il 4 dicembre 2009 le donne del Centro di Documentazione e Cultura, del comitato UnDesiderioinComune, del Partito democratico, della Rete Interregionale delle Rose Rosse del PD, dell’Associazione Arca-iniziativa democratica, e numerose singole e singoli, che nell’estate di quest’anno hanno dato vita a Bari al “Coordinamento Donne e Potere”, hanno indetto un'assemblea pubblica dal titolo "Le donne e il governo della città: ragioni del dissenso, senso della proposta" presso la Sala Consiliare del Comune di Bari.

Il gruppo “Donne e Potere” è caratterizzato dal desiderio di accomunare , oltre le appartenenze, una pluralità di voci, di esperienze e competenze, catalizzando il protagonismo delle donne come soggetti politici. A partire dall’ulteriore riduzione delle presenze femminili in ruoli istituzionali registrata dopo le ultime elezioni amministrative ed europee, il coordinamento ha centrato la sua attenzione sul deficit di democrazia di genere come sintomo di un più generale arretramento della cultura politica. Per questo abbiamo proposto al Sindaco appena riconfermato ed ai rappresentanti dei partiti una serie di azioni volte a riequilibrare la presenza femminile anche e soprattutto attraverso l’indicazione di criteri oggettivi e metodi di scelta.

In questi mesi abbiamo di fatto osservato come, nella composizione del Consiglio Comunale, nelle scelte fin qui operate per costituire i diversi Organismi Istituzionali e nella presentazione del Programma di questa Amministrazione il nostro invito sia stato del tutto disatteso. Consideriamo questo dato come uno dei segnali più visibili della lacerazione nel rapporto tra politica e società tutta, sia perché costituisce uno squilibrio gravissimo in termini di rappresentanza paritaria sia perché segnala come la politica, in particolare quella dei partiti, rimanga del tutto ingessata in un sistema di regole che, privilegiando appartenenze e alleanze, tiene drammaticamente fuori dai processi di governo interi capitali di competenze, idee, visioni del mondo. In particolare crediamo che, per chi amministra, considerare marginale la politica e il pensiero delle donne, e superflua un’analisi sui generi, significhi privare tutti di un contributo indispensabile alla conoscenza ed al ri-pensamento delle città come luoghi di vita di donne e uomini, governate mettendo al centro i soggetti che le abitano, la qualità della vita e delle relazioni socio-culturali.

Con l’Assemblea del 4 dicembre (organizzata con il patrocinio del Comitato Pari Opportunità dell’Università degli Studi di Bari) abbiamo voluto rilanciare la nostra proposta di spazi di soggettività politica delle donne, (cfr. la relazione introduttiva di Rosy Paparella) allargando così il confronto che in questi mesi abbiamo avviato con altri cittadini ed altre associazioni.

In particolare abbiamo presentato alle cittadine, ai cittadini, al Sindaco ed ai rappresentanti dei partiti la proposta di adesione, e di realizzazione, della CARTA EUROPEA PER L’UGUAGLIANZA E LE PARITA’ DELLE DONNE E DEGLI UOMINI NELLA VITA LOCALE. Una Carta, elaborata e promossa dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa - AICCRE, che invita gli enti territoriali a utilizzare i loro poteri e i loro partenariati a favore di una maggiore uguaglianza delle donne e degli uomini. (Cfr. intervento dell'avv. Michela Labriola)

Il Documento è fortemente ispirato al principio, ed al diritto per cui la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alle decisioni è una condicio sine qua non della democrazia, e vincola gli enti locali alla realizzazione di Piani d’Azione volti ad integrare la dimensione di genere in tutte le loro attività con programmi adeguatamente finanziati.

Ci sembra una proposta concreta attraverso cui chiamare al confronto e alla discussione tutti i soggetti interessati ed invitare l'ente locale ad una chiara assunzione di responsabilità.

Il percorso previsto dalla Carta tra l’altro consente di riproporre in modo sistematico all’agenda politica degli Amministratori alcune delle azioni lasciate in sospeso o inascoltate finora. Pensiamo in particolare al Bilancio di Genere, alla definizione di un Piano dei tempi di conciliazione vita-lavoro, alla costituzione di un organismo consultivo che si occupi specificatamente di una lettura di genere della programmazione e dell’operato dell’Amministrazione.

Abbiamo presentato inoltre durante l’assemblea il nostro Progetto per UNA CASA DELLE DONNE a BARI, (cfr. l'intervento di Maria Grazia Tundo) spazio che consideriamo di rilevanza politica, culturale e simbolica per tutta la città, per la cui realizzazione è in corso una raccolta di adesioni.

La nostra intenzione, il nostro desiderio, è quello di continuare ad attivare tutte le risorse necessarie per essere presenti nella vita di questa città, in modo visibile, autorevole e propositivo”.

Per una Casa delle Donne a Bari


di Maria Grazia Tundo

[Intervento presentato nell'assemblea pubblica su Le donne e il governo della città ]

Viviamo in una foresta di simboli; le nostre città ce lo dimostrano ogni giorno; un oggetto, un’insegna, una strada, un palazzo non è mai soltanto una mera superficie più o meno utile, ma si riempie costantemente di sfumature emotive, relazionali, politiche. La casa è uno degli archetipi legati ai bisogni umani più basilari (rifugio, protezione, ecc), ma anche ai sogni ed alle speranze; purtroppo storicamente spesso per le donne la casa si è trasformata in prigione asfissiante, dove desideri e talenti si sono affievoliti e rinsecchiti nella routine di un lavoro di cura non sempre scelto, spesso imposto.

Al contrario, la Casa delle Donne che immaginiamo qui a Bari sarebbe un “simbolo forte”, in quanto vuole aprirsi al mondo, pur nel suo radicamento territoriale e locale, ponendosi come spazio pubblico di transizione e sosta nel contempo, a seconda delle proprie necessità. L’ambizione è farne un’agorà benché circoscritta da mura, dove la storia, i talenti, i bisogni relazionali, le capacità imprenditoriali e culturali, la creatività delle donne possa espandersi e condensarsi in un segno visibile. La immaginiamo aperta a tutti i soggetti, ponte fra le generazioni, certe che il proficuo nomadismo dell’intelligenza possa trovare un luogo ospitale e adatto all’incontro (fra soggetti, associazioni, singolarità)

Una casa che non sia rifugio e protezione per un femminile dimidiato e maltrattato, ma propulsivo per una città che guarda verso orizzonti più grandi di quelli che oggi ci circondano, luogo di espansione verso l’imprevedibile, uno spazio che dia cittadinanza e riconoscibilità alle nuove configurazioni di senso che il pensiero e la pratica delle donne sanno produrre.

Da un lato dovrebbe essere garanzia di conservazione della memoria (con la presenza di un centro di documentazione, una biblioteca, una videoteca, ecc.) dall’altro luogo di espansione verso il nuovo, con postazioni multimediali, una caffetteria, botteghe artigiane, e soprattutto spazi ampi ed accoglienti per l’incontro e la discussione, che ci sollecitino ad uscire dagli angusti confini domestici per dare voce alla nostra vitalità ed energia trasformativa. Insomma ce la figuriamo come luogo di gioia e progettualità, di crescita della consapevolezza civile e politica e superamento degli steccati, a partire proprio da quelli di genere. Un luogo che contribuisca a fare di Bari un centro propulsore di cultura e solidarietà, creatività e intelligenza anche politica.

Per ora la casa è solo ospitata sul web, (http://sites.google.com/site/casadelledonnedibari/ )

in un sito creato proprio per raccogliere adesioni e firme e per mostrare, con il logo appositamente ideato, cosa la Casa delle Donne possa significare: tale logo è costituito da una linea aperta che si trasforma in mura, ma anche natura (l’albero che cresce all’interno del suo perimetro) e si estende in linguaggio verso l’infinito, una casa insomma in cui il dentro e il fuori rimangano confini sempre permeabili e mutevoli, benché dotati di una loro tangibile riconoscibilità.

Assemblea pubblica: "Le donne e il governo della città"


Il giorno 4 dicembre 2009, nella Sala Consiliare del Comune di Bari si è tenuta l'assemblea pubblica organizzata dal Coordinamento Donne e Potere di Bari, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, sul tema:
Le donne e il governo della città. Ragioni del dissenso, senso della proposta.

sabato 28 novembre 2009

"Sex in the City. Corpi, politica e spazi pubblici": un resoconto


di Maria Grazia Tundo

Erano in tante le donne. Erano in tanti anche gli uomini. Al punto che i posti a sedere si sono subito esauriti benché di questo incontro, dall’ironico titolo “Sex in the City. Corpi, politica e spazi pubblici” i giornali locali, seppure avvertiti, non hanno dato notizia. Tuttavia, quando le donne si organizzano, sanno usare le reti, che – essendo meno gerarchiche – sono loro più congeniali e così tra passaparola, diffusione su FaceBook e nelle mailing-list, il 27 novembre 2009, il Fortino di Bari era pieno di gente. L’organizzazione che ha dato vita all’incontro pubblico ha visto riunite le varie associazioni di donne della città, che confluiscono nel Coordinamento Donne e Potere, con il patrocinio del Comitato Pari Opportunità dell’Università di Bari.

Come ha ben chiarito nella sua interessante relazione Paola Zaccaria, le donne si sono ritrovate in questo luogo non per reclamare briciole di quel potere asfissiante e ottuso che pesa come una cappa di piombo sulle nostre vite, ma per recuperare “agentività, e performatività “, cioè gli spazi e i tempi di azione necessari per aprire veri orizzonti di libertà individuale e collettiva e per rispondere agli eventi pubblici che hanno reso palese l’intreccio tra potere maschile e corpi delle donne, discutendone secondo pratiche comunicative a loro più affini. Senza discorsi paludati o vacue aggressività comunicative, senza mai inciampare nella dimensione scandalistica e “gossippara”, a cui siamo ogni giorno così pesantemente esposti, l’incontro si è snodato tra voci intessute di intelligenza e cuore con tono lieve, ironico, giocoso e nel contempo con quella sana rabbia ben indirizzata che coniuga la voglia di cambiamento con il desiderio di trasparenza.

Paola Zaccaria ha introdotto i lavori, ricordando Brenda, Blenda, blended, corpo e anima di confine, trans “messa in mezzo” perché non ha saputo stare al suo posto, asfissiata simbolicamente, affogata tramite il suo computer. Si intravede in filigrana oggi un femminile che inquieta, che i dinosauri del potere vogliono ancora immaginare angelicato, secondo gli stilemi del “desiderabile” con marcature in puro stile anni ’50, mentre questo uso del potere sta distruggendo sia la politica (che, al contrario, dovrebbe creare libertà e convivenza) sia la sessualità, deformata con il bisturi della videoplastica.

Alle parole di Paola, è seguito un estratto del documentario "Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo, che mostra il grande circo della TV, dove il corpo femminile viene quotidianamente mostrato in tagli da bancone di macelleria: assemblando le immagini che ci accompagnano quotidianamente, lei ha “svelato”. E’ stata per questo soggetta ad attacchi vergognosi da parte di una testata la cui pratica giornalistica si rifà alle tecniche comunicative usate nel mondo distopico delineato da Orwell in “1984”, per questo – sebbene invitata - non se l’è sentita di venire, per bisogno di stare un po’ nell’ombra, ma contenta che si usasse il materiale da lei prodotto.

In opposizione al luogo comune che interpreta il non-comparire delle donne sulla scena politica come implicante un loro complice non-esserci, si è sottolineato come invece siano proprio i mass-media a non mostrare la dimensione politica e pubblica di quel costante lavoro femminile che produce saperi e cultura ma, non essendo caratterizzato da elementi di spettacolarizzazione, non fa “audience”. Esiste tutto un movimento di donne che usa altri luoghi e spazi, come ad esempio il blog e la rete, per “prendere posizione”, spazi che hanno una dimensione post-coloniale, “schierata a sud”, con la differenza di posizionamento che ciò comporta. In realtà, ricorda Paola, citando Monica Pepe (http://www.zeroviolenzadonne.it/), quella della donne è «l’unica rivoluzione permanente in tutto il mondo», malgrado la costante censura operata su un immaginario femminile che non vuole omologarsi.

Siamo in epoca di brutalità, di sesso e politica degradati, a cui le donne di Bari hanno voluto rispondere con un sorriso, che non è accondiscendenza, ma farsi beffe delle contraddizioni del potere. Chi è la escort, ci si chiedeva? Non è oggi piuttosto una figura dell’immaginario su cui molti uomini si modellano, quei giornalisti “esperti in prestazioni orali” che leccano il potere in perfetto stile maso-fascio? Quanti uomini si sono già venduti e continuano a vendersi pur di frequentare le stanze del potere?

In risposta a questa doppiezza, la voce di Pia Covre, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, appariva una voce di pulizia e verità. Ci si può vendere il corpo, in pura consapevolezza, senza vendersi l’anima, per restare padrone di sé? Covre, senza ipocrisie, ha messo in luce la doppia morale per cui i giornali si riempiono di pettegolezzi e maldicenze per degradare i soggetti coinvolti, mentre i discorsi critico-politici di spessore rimangono a debita distanza. Sottolinea come uno scambio esplicito “sesso-denaro”, sia molto meno destrutturante per la democrazia, la parità e l’uguaglianza di uno scambio “sesso-favore politico”. Il proliferare delle ordinanze dei sindaci in favore del decoro delle città sono solo una maniera per criminalizzare quella prostituzione che conosce la povertà, l’emarginazione, lo sfruttamento, mentre quella d’alto bordo, molto più rovinosa per il tessuto sociale e politico di un paese, perché ricompensata con favori politici, è tacitamente accolta e sostenuta. Ecco allora le donne vittime della tratta e dei trafficanti che non hanno più il coraggio di denunciare, che non si curano più per paura dell’espulsione, in una palese violazione dei diritti umani.

Maria Laterza, a sua volta, ha passato in rassegna il punto di vista della stampa straniera sulle vicende italiane, che si riferiscono al potere nostrano nei termini del ”ritorno del principe”, di una vera e propria sua divinizzazione, ed inoltre ha evidenziato come si stia assistendo al meccanismo per cui le “donne di sogno” possono facilmente trasformarsi in un incubo per il potente di turno.

La semiologa Patrizia Calefato, con il supporto tecnico di Claudia Attimonelli (che ha anche curato le scelte musicali) ha poi scelto di trattare la questione in modo incisivo e spiazzante con un intervento multimediale dal titolo Le gambe delle donne. Corpo, stereotipo e comunicazione, in cui, tramite un collage di immagini e spezzoni-video tratti dalla televisione, dal cinema e dalla pubblicità, dagli anni ’50 ad oggi, si è mostrato come l’immaginario contemporaneo in Italia sia tornato a disegnare rapporti tra i generi che sembrano fermi agli stilemi degli anni ’50, dimenticando le provocatorie rappresentazioni di un femminile che, negli anni ’70, ironicamente metteva in scena la libertà di godere del proprio corpo, finalmente libero da busti, corsetti e restrittive insegne della femminilità. A partire da Abbe Lane e dalle gemelle Kessler, per passare a Silvana Mangano, il cui ballo viene citato da Nanni Moretti, per giungere alle ironiche pubblicità che vedono protagonista George Clooney, Patrizia ha evidenziato come le gambe delle donne, a lungo censurate nella TV di stato, siano oggi sovraesposte, ma con effetti analoghi: non sono gambe libere di donne che ballano la propria gioiosa indipendenza, correndo e percorrendo il mondo nell’unicità del loro dinamismo, ma gambe ingabbiate nella ritualità di una danza fatta soltanto per accondiscendere al desiderio di nuovi padri-padroni.

Anche le studiose Angela D’Ottavio e Betta Pesole, che si definiscono giocosamente “Pussy Power Connection”, ci hanno ricordato che oggi le nuove favole raccontate alle donne occidentali sono che lo stato di diritto sia più forte delle leggi di mercato, quando invece quest’ultimo precarizza quotidianamente le esistenze delle donne non riconoscendone il lavoro sessuale, emotivo e riproduttivo, quando “femminilizzazione del lavoro” oggi indica solo corpi docili di lavoratori, corpi usati come lubrificanti sociali per ingentilire contesti in cui le decisioni vengono prese da altri. Insomma hanno sottolineato la presenza di una sorta di tacito patto omosociale che vede complici uomini anche anche appartenenti a schieramenti politici diversi, mentre si discetta su quale sia il “vestito giusto“ per una femminista (il velo? la minigonna? il tubino nero?). A loro avviso è proprio dalle lotte e dai movimenti organizzati delle sex worker, così come da quelli delle donne migranti che si oppongono alle violenze e alle espulsioni, che dovrebbero ripartire i femminismi.

L’incontro si è concluso con un breve messaggio-video di Ella De Riva misteriosa figura della rete, che preferisce restare nell’ombra della sua identità segreta per permettere alle sue parole di transitare, di circolare liberamente e che chiede ai presenti di ricominciare a far politica con passione e gioia, reinventando la comunicazione, ridisegnando il mondo a partire dalla trasformazione del rapporto tra i sessi, andando oltre la telenovela di “Sex in the City”, prodotta da quei benpensanti che, mentre gridano allo scandalo, operano una costante precarizzazione del lavoro, una trasformazione degli stranieri in clandestini e una progressiva chiusura degli spazi di una democrazia veramente partecipata.

E’ stata infine la voce di Rosapaeda, che ci ha regalato il suo canto insieme al musicista Edi Romano, a salutarci ed accompagnarci idealmente verso i prossimi incontri che il Coordinamento delle Donne di Bari sta organizzando

sabato 21 novembre 2009

Sex in the city

Bari, estate 2009: è da qui che le rivelazioni sul “sistema Tarantini” hanno portato all’attenzione pubblica la questione dell’intreccio tra sesso, potere e corpi delle donne. Un intreccio che non nasce certo oggi e che non riguarda solo i palazzi della politica, ma è presente ovunque uomini e donne si trovino ad interagire in uno spazio pubblico.

Ed è per questo che qui a Bari vogliamo aprire uno spazio per condividere riflessioni sulla cultura e le pratiche maschili di gestione del potere, sulle rappresentazioni mediatiche dei corpi, sul conflitto tra i sessi, sulla pluralità delle forme di resistenza. In questo spazio, per sollecitare il confronto tra tutte e tutti, si incontreranno percorsi di riflessione e di elaborazione diversi, a testimoniare la vitalità di un dibattito che per le donne è aperto da decenni.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare, per moltiplicare gli spazi di critica e di dissenso, in un momento in cui i vecchi e i nuovi fascismi, i razzismi istituzionali e “di strada”, l’omofobia, le derive antidemocratiche, i modelli “muscolari” di sicurezza, trasformano i corpi delle donne in un campo di battaglia dove tracciare confini, conquistare potere ed esercitare forme di violenza e dominio.

domenica 1 novembre 2009

Raccolta adesioni per una Casa delle Donne a Bari


Il desiderio di realizzare una Casa delle Donne, cioè un luogo per le donne di Bari, dove far circolare e rendere visibili la pluralità e le differenze dei loro saperi, idee e iniziative, ponendosi come riferimento fisico e simbolico per tutto il territorio, ha portato le donne (e gli uomini) di varie organizzazioni attive sul territorio a cominciare una raccolte di firme on-line da presentare al sindaco di Bari, Michele Emilaino, nel corso di un incontro che avverrà il 19 novembre

L'obiettivo è chiedere che gli uomini e le donne che ci rappresentano nelle Istituzioni colgano il valore politico e le possibilità di promozione sociale e culturale inscritti nel progetto, sostenendolo e individuando tutte le soluzioni praticabili per la sua concreta attuazione.

Vi chiediamo di diffondere l'iniziativa - se non l'avete già fatto -seguendo le semplici procedure qui illustrate:

Qui potrete visionare le adesioni già raccolte: elenco aderenti

martedì 27 ottobre 2009

Presentazione del "Sottosopra. Immagina che il lavoro"



Il gruppo di lavoro della Libreria delle donne di Milano ha lanciato, in contemporanea in 25 città italiane, il 24 ottobre 2009, il suo nuovo fascicolo della serie Sottosopra, IMMAGINA CHE IL LAVORO.

A Bari l'incontro è stato organizzato dal Centro di Documentazione e Cultura delle Donne di Bari, presso la Libreria Laterza, con interventi di Elia Agresta, Giusi Giannelli e Betta Pesole.


domenica 25 ottobre 2009

Incontro del 20 ottobre con uomini e donne di Bari

di Antonella Masi
Il giorno 20 ottobre il gruppo promotore di Donne e Potere di Bari ha organizzato un incontro con donne e uomini individuati per il loro impegno sociale e politico; è stata l'ulteriore tappa di un percorso che ha sempre privilegiato lo scambio e l'interlocuzione con esperienze e appartenenze diversificate. Un percorso nato dalla comunanza della passione politica e del patrimonio culturale delle donne, ma soprattutto dalla forza della pratica di relazione, aperto comunque ai contributi di quante/i si sentono accomunate/i dal rispetto, dall'ascolto reciproco e dal desiderio di una partecipazione libera e consapevole alla vita della comunità.

Non è stato e non è facile costruire un progetto politico al di fuori delle "appartenenze", da quelle di genere a quelle partitiche etc.., quello che sta succedendo a bari è un "piccolo" miracolo, le donne che hanno avviato questo processo-percorso sono riuscite a superare distanze e diffidenze, attraverso passaggi e spostamenti progressivi, pur consapevoli dei limiti e delle contraddizioni. Il progetto mira a creare Una casa delle donne, un contenitore materiale e simbolico, che dia visibilità alla ricchezza delle tante esperienze e progettualità femminili, ma intende anche inaugurare una diversa pratica di partecipazione attiva alla vita politica della città.

domenica 18 ottobre 2009

L'incontro con le docenti

di Maria Grazia Tundo
Il 13 ottobre, nella sede dell'Adirt di Bari, si è tenuto un incontro delle docenti interessate alle attività del Coordinamento Donne e Potere di Bari.
Eravamo donne differenti, che si sono raccontate secondo delle modalità narrative singolari, unite dalla passione per il proprio lavoro e dalla necessità di ricominciare a tessere, in un'ottica di uguaglianza e libertà, quella rete di saperi e competenze femminili che si è apparentemente sfrangiata in pochi decenni. Abbiamo confrontato i nostri entusiasmi, le nostre delusioni, ma anche quegli orizzonti di cambiamento che sogniamo e per cui ci battiamo.
Grande il desiderio di confronto e parola in uno spazio aperto, grande il bisogno di incidere nel sociale e nei luoghi della politica, grande la necessità di creare un ponte tra le generazioni. Eravamo accomunate dalla percezione di avere nelle mani un potere enorme, di cui a volte manca la consapevolezza, e dalla certezza che ci siano innumerevoli possibilità di dialogo e confronto che proprio la differenza generazionale può sollecitare, se non se ne ha timore.
L'impressione che si è potuta ricavare dall'incontro è che davvero l'immagine della vita pubblica che viene rappresentata in malafede dai mass-media non corrisponda al nostro sentire e alla nostra realtà esperenziale, caratterizzati da orizzonti ben più alti, obiettivi di trasformazione sociale e relazionale ben più ambiziosi.
Ci siamo trovate d'accordo sulla necessità di coagulare tutte queste energie in un progetto concreto e comune, che possa unire le varie generazioni: la creazione della "Casa delle Donne", quel luogo grande e simbolico che vogliamo chiedere all'amministrazione, che si ponga come laboratorio dove coniugare impresa culturale e servizi, seguendo l'esempio della Casa Internazionale delle Donne di Roma, dove possano ritrovarsi le associazioni che ne condividano lo spirito e dove possano essere presenti una biblioteca, un centro di documentazione, un centro congressi, una caffetteria, ecc.
A tal fine, abbiamo deciso di avviare una raccolta di firme da presentare al Sindaco di Bari per avallare e sostenere il progetto, la cui attuazione non ci sembra più rinviabile.
Per il futuro abbiamo poi deciso di individuare delle referenti per le varie scuola presenti in città, in modo da coordinare gli sforzi e creare un tessuto di riferimento e progettualità che possa anche coinvolgere anche le studentesse e gli studenti.

sabato 3 ottobre 2009

Genesi ed evoluzione del Coordinamento Donne e Potere di Bari

di Maria Grazia Tundo
Link al resoconto della genesi e delle attività del Coordinamento Donne e Potere di Bari, apparso su Dol's, il sito delle donne on-line:

venerdì 2 ottobre 2009

Sesso e potere, la rabbia delle donne da sola non basta

di Patrizia Calefato (Corriere del Mezzogiorno, 1 ottobre 2009)

“Il silenzio è d’oro”, recita un detto ben noto. Di metallo prezioso sembra però non essere, agli occhi di molti commentatori, quel presunto “silenzio delle donne” su un tema che oggi pesa come un macigno sulla politica italiana: sesso e potere. Di tale silenzio hanno dibattuto dalle pagine di autorevoli riviste, quotidiani e siti web molte intellettuali, giornaliste, cittadine. Si stanno spendendo molte parole sul silenzio, creando così un bisticcio curioso che porta a chiedersi: le donne tacciono davvero, oppure sono i meccanismi della comunicazione pubblica che oggi capovolgono tutto e ingabbiano il linguaggio? E’ necessario urlare per rendere appena percepibile un sussurro, mentre fiumi di parole scrosciano sul nulla.

E’ in questione la dignità femminile. Al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e della comunicazione mediatica c’è oggi un’immagine delle donne che sembrava fosse stata messa in soffitta nella cultura diffusa e nel senso comune del nostro Paese, almeno fino a qualche anno fa: donne intese come oggetti sessuali, strumenti di piacere, corpi da utilizzare. Tornano di attualità i film dei Germi, Pietrangeli, Monicelli, Comencini, Risi, che negli anni ’60 denunciavano la doppia morale e la concezione delle donne tipiche di un’Italia gretta e maschilista. Torna oggi l’idea, molto trattata in quei film, che la relazione amorosa consista in una “conquista” che l’uomo intraprende verso la donna; si diffondono anche tra le più giovani “valori” legati al successo rapido e spregiudicato, alla compiacenza verso uomini che sfruttano, a tutti i livelli, la sessualità femminile.

E’ però vero che le donne su questo tacciono? O non si rovescia invece su di loro la responsabilità unica di un grido che dovrebbe attraversare l’intera società, donne e uomini, cittadini, comunità, istituzioni, partiti? L’arretramento complessivo dell’immaginario sociale, della comunicazione e della vita quotidiana è una forma di incultura diffusa che va sradicata con un impegno di cittadinanza attiva da parte di tutti, perché è un segno negativo per la democrazia intera. Accade però che siano sempre le donne a fare il primo passo, e pure il secondo e il terzo (altro che maschi “conquistatori”!).

Accade anche nella sbigottita Puglia dove si è generata l’epopea di un Tarantini; nella Bari dove ogni donna un po’ procace e griffata che incontri per strada ti scatena il pregiudizio che possa trattarsi di una girl-friend escort. Accade nella regione dove la “questione morale” quale cavallo di battaglia della sinistra viene rivendicata da tutte le sue componenti, partiti, mozioni, spesso però senza andare al cuore vero del problema. E il cuore è: sesso e potere, connubio nefasto, di cui occorre spezzare alla radice l’alibi che “sia sempre esistito” o che si tratti di “vicende private”. In Puglia le donne stanno molto lavorando su questo: esistono Comitati Pari Opportunità negli Enti locali e nell’Università; esistono associazioni che lottano concretamente contro la tratta, lo sfruttamento delle donne, le mutilazioni genitali; esiste a Bari una rete ampia e plurale che ha nome proprio “Donne e potere”. Ci vogliono esempi, relazioni, immagini, simboli, “fatti”. Serve finalmente un’inversione di valori nell’informazione: poco si potrà scalfire fino a che farà più notizia una velina che una scienziata o una letterata.


Riflessioni su donne, politica e potere

di Titti De Simone

Esistono donne che non sono donne, giacché donne si diventa. Sono cioè persone biologicamente di genere femminile, il cui mondo (l’immaginario), è dominato dal maschile. E questo non c’entra niente con l’amore. Né con la passione. Né con il sesso. Perché amore, passione e sesso sono movimenti asimmetrici di libertà, di desiderio estremo di trasformazione. Leggendo certi commenti, guardando certe trasmissioni televisive, mi accordo che ad andare di scena è la fiction del femminile, il corpo del femminile ingabbiato nel potere maschile, conquistato dal maschile, incarnato dal maschile. Non è da oggi, diremo.

Sappiamo che c’è uno scarto, uno spazio di libertà, fra questa fiction e la realtà delle donne, che è una pratica concreta e quotidiana di autorevolezza e di verità femminile. Tuttavia il salto di qualità è notevole, perché la capacità di colonizzazione di questa fiction prodotta in particolare dal berlusconismo, dai media e dalla tv come suoi devoti servitori, è fortissima ed ha costruito immaginario, modelli, pensiero, è stata persino in grado di orientare i nostri desideri, che rischiano di ridurre proprio questo scarto tra fiction e realtà.

A dispetto di quello che dicono e scrivono illustri giornalisti, e giornaliste, politici e politiche, la questione non è affatto responsabilità del femminile, o meglio del femminismo, silente o addormentato.

Se a colpirci veramente è l’arroganza del potere e il degrado della politica, anche qui dobbiamo constatare che non è sufficiente il comportamento di Berlusconi, e degli altri politici di destra e di opposizione a suscitare una presa di parola del maschile, innanzitutto, per cominciare a produrre una critica radicale sulla sessualità maschile e sul potere.

La discussione si ribalta sulle donne. Sulla presunta docilità del femminile, sul silenzio delle donne. Come se vi fosse una nostra responsabilità o cecità. Eppure, nessuno sa spiegare, il disinteresse un po’ snob manifestato prima per Veronica Lario, e poi il fastidio di gran parte dell’opinione pubblica, e dei media per Patrizia D’Addario.

Non sono affatto femministe, queste due donne. Ma in modo diverso, certamente, sono figure che si ribellano. Nel caso della D’Addario, o di altre, sono figure che messe al servizio della sessualità maschile, poi si ribellano con i mezzi che hanno: se l'altra parte non sta al contratto tacito o esplicito sono pronte a rivoltarsi.

A me pare che non sia il silenzio delle donne a doverci interrogare; innanzitutto perché questo silenzio non esiste e non è mai esistito. Se solo stampa e politici sapessero guardare con le lenti giuste la nostra società, e quella del mondo, riconoscerebbero ovunque esperienze di libertà e molteplici forme di resistenza e dissociazione che si sviluppano anche dove la politica e l’informazione non le vedono. Quella realtà che comprende, oltre che il possibile, anche l'impossibile, l'inaudito, il non mai udito né pensato nei codici fino qui adoperati. L’eccedenza del femminile appunto. La società italiana è uno straordinario laboratorio di libertà femminile, il problema è che i media e il discorso politico prevalente occultano questo laboratorio.

A me pare, come sempre, che il problema sia la politica, (la polis), ed è il suo silenzio, che dovremmo esaminare, giacché è innanzitutto la politica che occulta le donne in questo paese.

Analizziamo il rapporto fra politica e libertà femminile come spazio politico. Siamo l’unico paese dell’occidente capitalista in cui delle donne ci si occupa quasi esclusivamente come categoria del welfare, e per giunta di un welfare sempre meno a sostegno della libertà femminile.

E nel discorso politico, nessuna forza, nemmeno fra quelle extraparlamentari, prova ad agire pratiche che tengano conto della differenza di genere, a rompere il patto di connivenza culturale che determina la cooptazione delle donne nel ceto politico. Il pensiero femminista è scomodo per tutti.

Le pratiche di libertà, di autonomia delle donne sono troppo ingombranti con le carriere di uomini e donne del ceto politico, fino a divenire inconciliabili con la politica mista. La politica ha paura delle donne? Certamente la politica non ama le donne. Ha scritto Tamar Pitch, che troppi uomini hanno paura della libertà delle donne. “Comunque si manifesti. Nella contrattazione del sesso, nella parola pubblica di una moglie, nell’autonomia delle scelte di vita. O nella presa di distanza dalla (loro) politica”.

Questa analisi è condivisibile. Ciò di cui dovremmo quindi discutere pubblicamente è la diffusa incapacità maschile, in tante situazioni e rapporti, a cimentarsi in relazioni con donne non subalterne. La crisi della sinistra ha molto a che fare con questo ragionamento. Perché i politici italiani della sinistra non si sono mai voluti confrontare veramente con il femminismo. E in questo modo il loro discorso non solo non è convincente, ma non è in grado di opporsi concretamente all’egemonia culturale, dando ad esempio una risposta alla crisi della politica.

Ciò che costruisce un caso intorno alla vicenda italiana è senz’altro l'ansia di addomesticare un femminismo radicale capace di trarre dalla libertà femminile una forza trasformativa degli assetti di potere tra i sessi (B. Pomeranzi). Una questione troppo scomoda e oggetto di alleanze bipartisan. L'Italia infatti, rappresenta una anomalia all'interno della scena mondiale perché, nonostante la scarsa presenza femminile nelle istituzioni, (di cui l’amministrazione di centrosinistra di Bari è uno degli esempi più emblematici), sin dagli anni '70 ha avuto un femminismo che reclamava non l'inclusione delle donne negli spazi creati dagli uomini, ma una trasformazione radicale del campo della politica e delle pratiche del conflitto a partire dalla differenza sessuale. E’ di questa trasformazione che anche oggi le donne parlano. Se qualcuno davvero vuole ascoltare, e vedere. E’ su questa trasformazione che il Coordinamento Donne e Potere, le diverse soggettività politiche delle donne di questa città hanno chiamato dopo le elezioni sindaco e partiti della maggioranza alle loro responsabilità, data l’emergenza democratica di un consiglio comunale senza donne elette. E lo hanno fatto pubblicamente, con un documento presentato e sottoscritto dal sindaco in un incontro pubblico. Ma i fatti, hanno smentito tutti, sindaco e partiti. Di chi è il silenzio allora? Non è forse la politica che tace e che occulta? E che dire della vicenda di Taranto? Una foglia di fico. Come se cooptare una donna in una giunta fatta di soli uomini bastasse a chiudere il problema. Di chi è la responsabilità anche questa volta? Delle donne che non “riescono” a farsi eleggere dentro una politica senza politica dominata dal maschile? Delle donne che non usano il potere maschile o non hanno abbastanza potere per competere con gli uomini?

Forse di fronte alla crisi della politica e al conseguente decadimento della scena pubblica, quello che deve interessarci oggi è trasformare l’indignazione in una mobilitazione di lungo periodo. Suscitare un'opposizione politica femminile, che faccia posto, alla "verità delle donne", e per farlo forse le donne dei partiti e quelle dei movimenti, devono provare a riparlarsi e a lavorare insieme. Mi chiedo che succederebbe, se le donne dei partiti non accettassero compromessi al ribasso? Come i tanti cosiddetti “fiori all’occhiello” delle candidature elettorali, pescate anche nei movimenti e funzionali alla ricerca dei voti. O come le nomine decise per cooptazione maschile, prive quasi sempre di competenze reali? E se rompessimo questo finto equilibrio? Il fallimento da cui alcune di noi vengono è palese: all’interno dei partiti non siamo riuscite a determinare uno spostamento reale di pratiche. Le nostre pratiche sono state messe in sordina, richiamate all’ordine, marginalizzate, se non espulse.

Penso che la crisi è quanto mai profonda. E al momento solo nella relazione politica con i movimenti delle donne possiamo costruire una forte, autorevole e diffusa opposizione politica femminile, ma ciò significa prendere le distanze dalla (loro) politica e farlo senza sconti. Per rilanciare un spazio politico di libertà femminile.

sabato 26 settembre 2009

Escort, sesso e potere: Intervista ad Antonella Masi

Ecco alcuni stralci dell'intervista ad Antonella Masi, nel corso della trasmissione di Miki De Ruvo, "Pòlemos" andata in onda su Telebari, il 19 settembre 2009, che verteva sull'argomento "Escort, sesso e potere":

PRIMA PARTE


SECONDA PARTE

mercoledì 23 settembre 2009

Se da grande si fa l'escort

di Marina Comei (Corriere del Mezzogiorno, 16 settembre 2009)

Nel panorama raggelante della politica italiana le inchieste sulla sanità pugliese hanno conquistato una crescente attenzione sul piano nazionale. Né poteva essere diversamente: imprenditori alla ricerca di commesse pubbliche in cui la qualità delle forniture viene sostituita dall'omaggio di sesso e coca, utilizzatori finali che ricoprono cariche pubbliche di rilievo, liste in cui l'obbligo dell' alternanza di genere è interpretato in modo davvero sorprendente, cene elettorali che si vorrebbe non fossero mai avvenute.

Non si possono tuttavia sottovalutare gli interrogativi che esse sollevano intorno ad una deformazione dell'etica pubblica che giunge a coprire l'intera questione sanitaria su cui pure bisognerà tornare a discutere, né può essere taciuta la loro sorprendente capacità di illuminare le forme che, negli anni della seconda repubblica, ha assunto il rapporto tra sessualità e potere.

Esso non solo sembra presentarsi in forme segnate dalla crisi del patriarcato, e per questo più ossessivo e visibile, ma appare essersi dilatato, pervadere nuovi campi fino a diventare un tema di assoluto rilievo per chiunque voglia discutere di riforma della politica e di quel fossato che separa le donne dalla politica, condannando gli uomini di potere ad una solitudine disperante e privando la vita civile di un pezzo di vita e di realtà. Non c'è niente di trasgressivo o di vitalistico (come pure è stato affermato) in quello che raccontano intercettazioni, verbali, o registrazioni clandestine.

L'utilizzo sessuale del potere politico prospettando vantaggi o facendo promesse, così come l'uso del corpo delle donne, ancora di più se pagato da altri, servono a rassicurare un narcisismo maschile in declino oppure ad ingraziarsi il potente di turno, secondo meccanismi di coinvolgimento emotivo ampiamente sperimentati.

Più sorprendente è che in queste vicende compaia, in modo più o meno esplicito un tentativo di arrivare ad una trasfigurazione della donna oggetto e della prostituzione. Alcune commentatrici sottolineano il ruolo attivo che le giovani donne si ritagliano ed esse stesse sostengono di agire liberamente, di accettare come normale la compravendita di cui sono oggetto: fare la escort, la ragazza immagine o l'avvocata e la chirurga non fa differenza, in quanto quello che conta è la mediazione del denaro come unica sintesi della libertà di scelta. La trama delle relazioni è infatti quasi sempre ricondotta allo scambio corpo-denaro, alla mercificazione di sé, sia in chi è alla ricerca dei vantaggi economici e di status che le cariche di parlamentare o le comparsate televisive garantiscono, sia in chi avverte, a tratti, il disagio di una vita venduta.

Una significativa mancanza di responsabilità, verso quello che si fa di sé e del proprio del futuro, che lo stato di necessità giustifica solo in parte e che non può non chiamare a qualche riflessione una generazione di donne che ha cercato di cambiare i rapporti con gli uomini in senso realmente più favorevole alla libertà femminile.

lunedì 10 agosto 2009

Una giunta che "non fa primavera"

Subito dopo il risultato delle ultime elezioni amministrative, che ha visto ulteriormente ridursi il numero delle donne in consiglio comunale ad una sola eletta, abbiamo posto pubblicamente la questione della emergenza democratica di cui questo dato è espressione.

Come donne provenienti da più percorsi, associativi e partitici, e come donne che hanno sostenuto la coalizione di Emiliano abbiamo discusso, condiviso ed elaborato una serie di proposte miranti a colmare il vuoto di presenze femminili nel governo della città.

La piattaforma discussa con Emiliano e con i rappresentanti dei partiti della coalizione, ed alla fine sottoscritta, afferma principi e proposte che vanno nella direzione dell’ ampliamento di tutti gli organismi istituzionali comunali, aprendoli alla cultura di genere ed al riequilibrio della rappresentanza. L’assunzione reale di questi principi, che il sindaco ha condiviso, presupponeva la scelta di una strada coraggiosamente innovativa: valorizzare le soggettività ed i saperi femminili presenti in questa città andando oltre le note e deleterie pratiche di cooptazione e di spartizione proprie dei partiti.

Non è andata così. Ci sembra che il sindaco non abbia tenuto in alcun conto i principi e gli orientamenti concordati.

La giunta nominata ci sembra frutto di tutt’altro percorso, un percorso che nulla ha a che fare con le premesse e le promesse fatte dal sindaco.

  1. Sul piano della parità di genere: c’è un peggioramento palese rispetto alla presenza numerica di donne in giunta, nonostante l’impegno a non scendere almeno al di sotto del numero delle 4 assessore del precedente mandato; inoltre la rappresentanza di genere va intesa come esperienza e impegno attivo nelle questioni su cui le donne si spendono da decenni. Registriamo con preoccupazione che non è stata neanche attribuita la delega alle Pari Opportunità.
  2. Sul piano del merito: la composizione della giunta tradisce le aspettative dell’elettorato di centro-sinistra e rappresenta una contraddizione rispetto al processo di innovazione che, invece, aveva caratterizzato la”primavera pugliese”. In molti casi, si tratta di scelte complessivamente operate con criteri che rispondono solo ad equilibri partitici o di corrente piuttosto che a competenze e merito.

Siamo preoccupate perché il processo di cui questa giunta è espressione rappresenta un drammatico segnale di arretramento sul piano della cultura politica e sulle prospettive del centro-sinistra. Torneremo a far sentire la nostra opinione e le nostre richieste anche perchè continuiamo a considerare cruciale la questione della rappresentanza di genere come indicatore di salute politica e come garanzia di civiltà: per le donne ed anche per gli uomini.

Centro di Documentazione e Cultura delle donne

Un desiderio in Comune

Rete delle Rose Rosse del PD

Donne del PD

ARCA – Centro di Iniziativa Democratica

mercoledì 22 luglio 2009

Donne e politica: discutiamone alla libreria Laterza

Un link che conduce al video prodotto da http://www.barilive.it/: intervista fatta da Fortunata dell'Orzo il 6 luglio 2009 a Rosy Paparella, Antonella Masi, Chiara Divella che verte su "donne e politica" con uno sguardo alla realtà barese: "La presenza delle donne in politica è un valore aggiunto, che permette una diversa visione di quest'ultima e del potere, non un favore che si fa loro" [R. Paparella]

domenica 19 luglio 2009

Lettera alle assessore regionali

Abbiamo ricevuto il contributo di Luciano Anelli, di Bari, che ci ha inoltrato la lettera da lui spedita alle cinque assessore regionali pregandoci di pubblicarla sul blog. Eccola:
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Carissime assessore,
come potrete immaginare, conoscendomi, sono felice e soddisfatto che la presenza femminile in Giunta alla Regione Puglia da oggi sia diventata di 5/15..un terzo !
Mai accaduto fino ad ora e poi con donne d'eccellenza come voi !
Certo non siamo ai livelli di un piccolo Comune (se non ricordo Sant'Agata ecc...), dove la neo Sindaca ha nominato una Giunta tutta al femminile, con il segretario anche donna, in presenza (...contro) un Consiglio di eletti tutto al maschile (ci sarebbe da seguire questo fenomenale...in-contro).
Donne eccellenti, anche se ce ne sono tante altre donne eccellenti che esprimono qualità, in contrapposizione all'apparenza mostrata in altri luoghi, che spero saranno tirate su in cordata da questa ottima squadra.
Certo, bisogna meditare come a consigli eletti avari di presenze equiparate di generi, poi ci siano giunte nominate da uomini con donne in misura superiore !
Ricordiamo il caso di Molfetta per non sfociare in altri squallidi casi di sultanati, ma non è il caso evidente di questa neo giunta.
Mi auguro che fra i tantissimi impegni che caratterizzeranno il vostro lavoro di quest'ultimo (ahinoi !) anno di legislatura, mettiate anche fra le priorità la revisione della legge elettorale, calibrandola e difendendola a siciliana di quella recentemente approvata dalla Regione Campania, con liste bi-generi e preferenze bi-generi.
Mi auguro che questo sia un impegno per voi e per tutte le donne e gli uomini di qualità ed avulsi dalla smania del potere e dalla difesa della monocultura maschilista !
Altro argomento che spero possiate condividere, cogliendo questo magnifico (spero per tutt*) momento bi-genere, sia quello di individuare sia come luogo, che come spesa, una adeguata sistemazione logistica per una Casa della donna della Puglia , a somiglianza della romana Casa Internazionale delle donne di via della Lungara (ex-convento riadattato e restaurato dagli enti pubblici).
A tal fine vi segnalo alcuni ambienti della ex-caserma Rossani (centrale, ampia, adatta a luogo di ampi incontri, dotata di parcheggio).
Mi sono permesso di approfittare degli auguri di un buon Lavoro per non essere solo formale ma spronare con segnalazioni.
Nel pormi comunque a disposizione per qualunque iniziativa di genere, di formazione al femminile e di esaltazione ed agevolazione per una leadership al femminile, concludo con i doverosi auguri di prammatica
PER UN LAVORO DI SQUADRA....AL FEMMINILE !
Luciano Anelli

venerdì 17 luglio 2009

Le escluse: un’analisi del voto alle comunali di Bari


di Angela Corcelli

Bari, capoluogo della regione Puglia e simbolo del laboratorio nazionale della politica, dopo aver riconfermato la fiducia al sindaco Emiliano, vive il paradosso dell’assenza delle donne tra gli eletti di quasi tutte le liste che hanno partecipato alle elezioni. Non solo, la giunta comunale, in via di formazione, subirà probabilmente una riduzione della rappresentanza femminile.

Poiché in questa tornata elettorale molti comuni e province governati dal centro-sinistra sono passati alla destra, possiamo dire che Bari rappresenta quasi un’eccezione nel panorama nazionale. Ma perché in questa città dove ha vinto il centro-sinistra non sono state elette le donne? In primo luogo, questo risultato negativo dipende dalla generale difficoltà di rinnovare le personalità della politica; in più, come in altri ambiti sociali, per le donne è più difficile affermarsi rispetto agli uomini. Inoltre, all’avvio della campagna elettorale, con un governo centrale di destra apparentemente molto unito e coeso, la coalizione di centro-sinistra è apparsa in grave difficoltà ed affanno. Il confronto politico esacerbato ha dato quindi luogo alla formazione di liste senza alcuna preoccupazione di garantire alle donne (non solo perchè donne ma in quanto soggetti dotati di competenze, conoscenze e talenti) un ruolo preciso e dignitoso nella politica della città. A differenza di quello che è accaduto per consiglieri e assessori uomini della vecchia giunta, giudiziosamente distribuiti tra le varie liste della coalizione Emiliano, le tre donne uscenti, simbolo della prima stagione della politica Emiliano ben ancorata alle istanze di rinnovamento della politica cittadina, si sono ritrovate tutte nella lista più difficile, quella del PD, dove era necessario raggiungere i mille voti per essere eletti. Qualcuna di loro ha chiesto di essere collocata in un'altra lista? Come mai non è stata accontentata? Perché si può dire di no alle donne che lavorano bene, con passione e competenza? Quali sono gli errori delle donne in politica, sì da determinarne l’esclusione? Manca forse la politica dello scambio, il collegamento a certe categorie o lobby. Ma questo non è necessariamente un male, anzi un valore aggiunto. Le donne che erano in giunta hanno lavorato con uno stile “diverso”; Susi Mazzei, Maria Maugeri e Antonella Rinella ad esempio hanno lavorato in maniera disinteressata per il bene comune, svolgendo i loro compiti senza chiedere niente in cambio. Si potrebbe pensare che le donne dovrebbero adottare comportamenti maschili per arrivare al potere. Sarebbe augurabile, invece, che le donne non cambiassero il modo di far politica e che continuassero a lavorare come hanno fatto nella scorsa legislatura, con competenza, passione e dedizione, senza obbedire in modo stretto alla logica delle lobby. Logica che è spesso perseguita opportunisticamente senza attenzione per il sociale, e che quindi condanna all’esclusione chi partecipa alla vita della città secondo la filosofia opposta.

Emiliano ha avuto l’abilità in corso d’opera di capovolgere una situazione a lui del tutto sfavorevole e di trasformarla in una vittoria. Adesso le donne dovrebbero usare tutta la forza che deriva loro da essere portatrici di valori diversi, passioni e specificità per capovolgere la situazione attuale, e quindi aprire o forzare, come con un grimaldello, le porte della politica della città. Il livello di partecipazione delle donne alla politica è un indicatore di qualità. La loro assenza in giunta potrebbe indicare il rischio di un viraggio della politica verso forme degenerate.

Angela Corcelli