domenica 6 dicembre 2009

Per una Casa delle Donne a Bari


di Maria Grazia Tundo

[Intervento presentato nell'assemblea pubblica su Le donne e il governo della città ]

Viviamo in una foresta di simboli; le nostre città ce lo dimostrano ogni giorno; un oggetto, un’insegna, una strada, un palazzo non è mai soltanto una mera superficie più o meno utile, ma si riempie costantemente di sfumature emotive, relazionali, politiche. La casa è uno degli archetipi legati ai bisogni umani più basilari (rifugio, protezione, ecc), ma anche ai sogni ed alle speranze; purtroppo storicamente spesso per le donne la casa si è trasformata in prigione asfissiante, dove desideri e talenti si sono affievoliti e rinsecchiti nella routine di un lavoro di cura non sempre scelto, spesso imposto.

Al contrario, la Casa delle Donne che immaginiamo qui a Bari sarebbe un “simbolo forte”, in quanto vuole aprirsi al mondo, pur nel suo radicamento territoriale e locale, ponendosi come spazio pubblico di transizione e sosta nel contempo, a seconda delle proprie necessità. L’ambizione è farne un’agorà benché circoscritta da mura, dove la storia, i talenti, i bisogni relazionali, le capacità imprenditoriali e culturali, la creatività delle donne possa espandersi e condensarsi in un segno visibile. La immaginiamo aperta a tutti i soggetti, ponte fra le generazioni, certe che il proficuo nomadismo dell’intelligenza possa trovare un luogo ospitale e adatto all’incontro (fra soggetti, associazioni, singolarità)

Una casa che non sia rifugio e protezione per un femminile dimidiato e maltrattato, ma propulsivo per una città che guarda verso orizzonti più grandi di quelli che oggi ci circondano, luogo di espansione verso l’imprevedibile, uno spazio che dia cittadinanza e riconoscibilità alle nuove configurazioni di senso che il pensiero e la pratica delle donne sanno produrre.

Da un lato dovrebbe essere garanzia di conservazione della memoria (con la presenza di un centro di documentazione, una biblioteca, una videoteca, ecc.) dall’altro luogo di espansione verso il nuovo, con postazioni multimediali, una caffetteria, botteghe artigiane, e soprattutto spazi ampi ed accoglienti per l’incontro e la discussione, che ci sollecitino ad uscire dagli angusti confini domestici per dare voce alla nostra vitalità ed energia trasformativa. Insomma ce la figuriamo come luogo di gioia e progettualità, di crescita della consapevolezza civile e politica e superamento degli steccati, a partire proprio da quelli di genere. Un luogo che contribuisca a fare di Bari un centro propulsore di cultura e solidarietà, creatività e intelligenza anche politica.

Per ora la casa è solo ospitata sul web, (http://sites.google.com/site/casadelledonnedibari/ )

in un sito creato proprio per raccogliere adesioni e firme e per mostrare, con il logo appositamente ideato, cosa la Casa delle Donne possa significare: tale logo è costituito da una linea aperta che si trasforma in mura, ma anche natura (l’albero che cresce all’interno del suo perimetro) e si estende in linguaggio verso l’infinito, una casa insomma in cui il dentro e il fuori rimangano confini sempre permeabili e mutevoli, benché dotati di una loro tangibile riconoscibilità.

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