venerdì 17 luglio 2009

Le escluse: un’analisi del voto alle comunali di Bari


di Angela Corcelli

Bari, capoluogo della regione Puglia e simbolo del laboratorio nazionale della politica, dopo aver riconfermato la fiducia al sindaco Emiliano, vive il paradosso dell’assenza delle donne tra gli eletti di quasi tutte le liste che hanno partecipato alle elezioni. Non solo, la giunta comunale, in via di formazione, subirà probabilmente una riduzione della rappresentanza femminile.

Poiché in questa tornata elettorale molti comuni e province governati dal centro-sinistra sono passati alla destra, possiamo dire che Bari rappresenta quasi un’eccezione nel panorama nazionale. Ma perché in questa città dove ha vinto il centro-sinistra non sono state elette le donne? In primo luogo, questo risultato negativo dipende dalla generale difficoltà di rinnovare le personalità della politica; in più, come in altri ambiti sociali, per le donne è più difficile affermarsi rispetto agli uomini. Inoltre, all’avvio della campagna elettorale, con un governo centrale di destra apparentemente molto unito e coeso, la coalizione di centro-sinistra è apparsa in grave difficoltà ed affanno. Il confronto politico esacerbato ha dato quindi luogo alla formazione di liste senza alcuna preoccupazione di garantire alle donne (non solo perchè donne ma in quanto soggetti dotati di competenze, conoscenze e talenti) un ruolo preciso e dignitoso nella politica della città. A differenza di quello che è accaduto per consiglieri e assessori uomini della vecchia giunta, giudiziosamente distribuiti tra le varie liste della coalizione Emiliano, le tre donne uscenti, simbolo della prima stagione della politica Emiliano ben ancorata alle istanze di rinnovamento della politica cittadina, si sono ritrovate tutte nella lista più difficile, quella del PD, dove era necessario raggiungere i mille voti per essere eletti. Qualcuna di loro ha chiesto di essere collocata in un'altra lista? Come mai non è stata accontentata? Perché si può dire di no alle donne che lavorano bene, con passione e competenza? Quali sono gli errori delle donne in politica, sì da determinarne l’esclusione? Manca forse la politica dello scambio, il collegamento a certe categorie o lobby. Ma questo non è necessariamente un male, anzi un valore aggiunto. Le donne che erano in giunta hanno lavorato con uno stile “diverso”; Susi Mazzei, Maria Maugeri e Antonella Rinella ad esempio hanno lavorato in maniera disinteressata per il bene comune, svolgendo i loro compiti senza chiedere niente in cambio. Si potrebbe pensare che le donne dovrebbero adottare comportamenti maschili per arrivare al potere. Sarebbe augurabile, invece, che le donne non cambiassero il modo di far politica e che continuassero a lavorare come hanno fatto nella scorsa legislatura, con competenza, passione e dedizione, senza obbedire in modo stretto alla logica delle lobby. Logica che è spesso perseguita opportunisticamente senza attenzione per il sociale, e che quindi condanna all’esclusione chi partecipa alla vita della città secondo la filosofia opposta.

Emiliano ha avuto l’abilità in corso d’opera di capovolgere una situazione a lui del tutto sfavorevole e di trasformarla in una vittoria. Adesso le donne dovrebbero usare tutta la forza che deriva loro da essere portatrici di valori diversi, passioni e specificità per capovolgere la situazione attuale, e quindi aprire o forzare, come con un grimaldello, le porte della politica della città. Il livello di partecipazione delle donne alla politica è un indicatore di qualità. La loro assenza in giunta potrebbe indicare il rischio di un viraggio della politica verso forme degenerate.

Angela Corcelli


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