lunedì 13 luglio 2009

In memoria di Anna

Ho conosciuto molto brevemente e superficialmente Anna Costanzo l'anno scorso. Ma non è l'averla conosciuta che mi muove a scrivere questo post. Anna poteva essere dolcissima o scontrosa; egoista o altruista; poteva avere i capelli corti o lunghi. Non è la sua "bontà" o la sua "bellezza" che voglio qui ricordare, bensì la sua unicità e insieme la sua "genericità" di donna. Anna era unica, come ciascuno di noi; ma era una donna, odiata come unica ma facente parte di un genere, da quegli uomini che odiano le donne di cui il nostro mondo è purtroppo pieno, anche molto di più che nei romanzi di Stieg Larsson. Non avanzo alcuna accusa a questo o quell'altro che l'abbia uccisa, sarà l'inchiesta ad accertare la verità. Dico solo che il femminicidio è un reato odioso, a Bari come a Ciudad Juarez o a Stoccolma. E che è dura a morire la cultura dell'odio verso donne "troppo forti", troppo indipendenti, troppo incapaci di dire sempre di sì, troppo in grado di dire che un amore è finito o non c'è mai stato. Donne che si assumono la responsabilità e il potere di dire di no a un uomo, che la voglia stuprare o che la voglia amare. Dobbiamo ad Anna una riflessione anche su questo modo di manifestarsi del potere.

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