venerdì 2 ottobre 2009

Sesso e potere, la rabbia delle donne da sola non basta

di Patrizia Calefato (Corriere del Mezzogiorno, 1 ottobre 2009)

“Il silenzio è d’oro”, recita un detto ben noto. Di metallo prezioso sembra però non essere, agli occhi di molti commentatori, quel presunto “silenzio delle donne” su un tema che oggi pesa come un macigno sulla politica italiana: sesso e potere. Di tale silenzio hanno dibattuto dalle pagine di autorevoli riviste, quotidiani e siti web molte intellettuali, giornaliste, cittadine. Si stanno spendendo molte parole sul silenzio, creando così un bisticcio curioso che porta a chiedersi: le donne tacciono davvero, oppure sono i meccanismi della comunicazione pubblica che oggi capovolgono tutto e ingabbiano il linguaggio? E’ necessario urlare per rendere appena percepibile un sussurro, mentre fiumi di parole scrosciano sul nulla.

E’ in questione la dignità femminile. Al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e della comunicazione mediatica c’è oggi un’immagine delle donne che sembrava fosse stata messa in soffitta nella cultura diffusa e nel senso comune del nostro Paese, almeno fino a qualche anno fa: donne intese come oggetti sessuali, strumenti di piacere, corpi da utilizzare. Tornano di attualità i film dei Germi, Pietrangeli, Monicelli, Comencini, Risi, che negli anni ’60 denunciavano la doppia morale e la concezione delle donne tipiche di un’Italia gretta e maschilista. Torna oggi l’idea, molto trattata in quei film, che la relazione amorosa consista in una “conquista” che l’uomo intraprende verso la donna; si diffondono anche tra le più giovani “valori” legati al successo rapido e spregiudicato, alla compiacenza verso uomini che sfruttano, a tutti i livelli, la sessualità femminile.

E’ però vero che le donne su questo tacciono? O non si rovescia invece su di loro la responsabilità unica di un grido che dovrebbe attraversare l’intera società, donne e uomini, cittadini, comunità, istituzioni, partiti? L’arretramento complessivo dell’immaginario sociale, della comunicazione e della vita quotidiana è una forma di incultura diffusa che va sradicata con un impegno di cittadinanza attiva da parte di tutti, perché è un segno negativo per la democrazia intera. Accade però che siano sempre le donne a fare il primo passo, e pure il secondo e il terzo (altro che maschi “conquistatori”!).

Accade anche nella sbigottita Puglia dove si è generata l’epopea di un Tarantini; nella Bari dove ogni donna un po’ procace e griffata che incontri per strada ti scatena il pregiudizio che possa trattarsi di una girl-friend escort. Accade nella regione dove la “questione morale” quale cavallo di battaglia della sinistra viene rivendicata da tutte le sue componenti, partiti, mozioni, spesso però senza andare al cuore vero del problema. E il cuore è: sesso e potere, connubio nefasto, di cui occorre spezzare alla radice l’alibi che “sia sempre esistito” o che si tratti di “vicende private”. In Puglia le donne stanno molto lavorando su questo: esistono Comitati Pari Opportunità negli Enti locali e nell’Università; esistono associazioni che lottano concretamente contro la tratta, lo sfruttamento delle donne, le mutilazioni genitali; esiste a Bari una rete ampia e plurale che ha nome proprio “Donne e potere”. Ci vogliono esempi, relazioni, immagini, simboli, “fatti”. Serve finalmente un’inversione di valori nell’informazione: poco si potrà scalfire fino a che farà più notizia una velina che una scienziata o una letterata.


1 commento:

  1. è tutto vero ma come invertire questa rotta pericolosa ?
    Purtroppo queste situazioni anche se biasimate fanno scuola , insegnano atteggiamenti che si credevano lontani " sesso e potere ", superati .
    Falsi valori si sostituiscono ad altri e cercano di prendere il sopravvento.
    Tacere questi atteggiamenti può servire , ad allontanare il problema ?
    Il parlarne troppo non rischia di far diventare il problema " Normale " ?
    Senza voler far polemiche ma mi sembra assurdo incentrare tanti programmi TV su se protiche sessuali ( alle 21,00 fascia orario protetta )e parlare solo marginalmente degli sprechi della sanità.
    Rocco Campobasso

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