
mercoledì 22 luglio 2009
Donne e politica: discutiamone alla libreria Laterza

domenica 19 luglio 2009
Lettera alle assessore regionali
venerdì 17 luglio 2009
Le escluse: un’analisi del voto alle comunali di Bari
di Angela Corcelli
Poiché in questa tornata elettorale molti comuni e province governati dal centro-sinistra sono passati alla destra, possiamo dire che Bari rappresenta quasi un’eccezione nel panorama nazionale. Ma perché in questa città dove ha vinto il centro-sinistra non sono state elette le donne? In primo luogo, questo risultato negativo dipende dalla generale difficoltà di rinnovare le personalità della politica; in più, come in altri ambiti sociali, per le donne è più difficile affermarsi rispetto agli uomini. Inoltre, all’avvio della campagna elettorale, con un governo centrale di destra apparentemente molto unito e coeso, la coalizione di centro-sinistra è apparsa in grave difficoltà ed affanno. Il confronto politico esacerbato ha dato quindi luogo alla formazione di liste senza alcuna preoccupazione di garantire alle donne (non solo perchè donne ma in quanto soggetti dotati di competenze, conoscenze e talenti) un ruolo preciso e dignitoso nella politica della città. A differenza di quello che è accaduto per consiglieri e assessori uomini della vecchia giunta, giudiziosamente distribuiti tra le varie liste della coalizione Emiliano, le tre donne uscenti, simbolo della prima stagione della politica Emiliano ben ancorata alle istanze di rinnovamento della politica cittadina, si sono ritrovate tutte nella lista più difficile, quella del PD, dove era necessario raggiungere i mille voti per essere eletti. Qualcuna di loro ha chiesto di essere collocata in un'altra lista? Come mai non è stata accontentata? Perché si può dire di no alle donne che lavorano bene, con passione e competenza? Quali sono gli errori delle donne in politica, sì da determinarne l’esclusione? Manca forse la politica dello scambio, il collegamento a certe categorie o lobby. Ma questo non è necessariamente un male, anzi un valore aggiunto. Le donne che erano in giunta hanno lavorato con uno stile “diverso”; Susi Mazzei, Maria Maugeri e Antonella Rinella ad esempio hanno lavorato in maniera disinteressata per il bene comune, svolgendo i loro compiti senza chiedere niente in cambio. Si potrebbe pensare che le donne dovrebbero adottare comportamenti maschili per arrivare al potere. Sarebbe augurabile, invece, che le donne non cambiassero il modo di far politica e che continuassero a lavorare come hanno fatto nella scorsa legislatura, con competenza, passione e dedizione, senza obbedire in modo stretto alla logica delle lobby. Logica che è spesso perseguita opportunisticamente senza attenzione per il sociale, e che quindi condanna all’esclusione chi partecipa alla vita della città secondo la filosofia opposta.
Emiliano ha avuto l’abilità in corso d’opera di capovolgere una situazione a lui del tutto sfavorevole e di trasformarla in una vittoria. Adesso le donne dovrebbero usare tutta la forza che deriva loro da essere portatrici di valori diversi, passioni e specificità per capovolgere la situazione attuale, e quindi aprire o forzare, come con un grimaldello, le porte della politica della città. Il livello di partecipazione delle donne alla politica è un indicatore di qualità. La loro assenza in giunta potrebbe indicare il rischio di un viraggio della politica verso forme degenerate.
Angela Corcelli
Incontro tra il sindaco di Bari, Michele Emiliano, e le donne
EMERGENZA DEMOCRATICA
Il tema del riequilibrio di genere in giunta è in queste ore un punto politico di criticità, non avendo nessun partito o lista fornito indicazioni di donne. Pensiamo che vada sostenuto e scelto il criterio del 50%, rimettendo in discussione il meccanismo fin qui praticato e costruendo un percorso diverso che coinvolga le realtà di donne.
Il percorso non è però disgiunto dalla proposta di nuovi criteri di selezione per competenze e pratiche riconosciute per donne e per uomini. Questa impostazione consente di tener conto della ricchezza di interventi e di saperi delle donne negli ambiti più disparati già presenti da tempo nella realtà cittadina. Per questo, ciò che ci interessa non è reiterare il meccanismo di cooptazione delle donne da parte dei partiti.
Il Consiglio comunale che il risultato elettorale ci ha consegnato - nessuna donna eletta - pone un problema di agibilità e credibilità democratica che riguarda tutti. E’ importante, dunque, che in accordo con l’amministrazione e le forze politiche si costruisca una pratica “coraggiosamente” innovativa.
Per questo avanziamo alcune proposte:
1. Costituzione della Consulta delle donne così come previsto dallo Statuto del Comune.
Art. 3, co. 9, Statuto Comune di Bari: “il Comune … promuove azioni per favorire pari opportunità per le donne e per gli uomini. Promuove il coordinamento di tempi e modalità della vita urbana per rispondere alle esigenze dei cittadini/e, della famiglia, dei lavoratori e delle lavoratrici, con particolare riferimento alla disciplina degli orari degli esercizi commerciali, dei servizi pubblici e degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche. A tal fine il Comune si avvale dell’apporto partecipativo della Consulta delle donne e opera in concertazione con le organizzazioni sindacali, con le associazioni imprenditoriali e con quelle rappresentative degli utenti e dei consumatori. Ispira la propria attività all’affermazione di pari opportunità professionali, sociali, culturali e politiche e, in particolare, al superamento di qualsiasi forma di discriminazione etnica, religiosa, fra i sessi e nei confronti delle diverse comunità.”
La Consulta non dovrà ripercorrere il modello degli organismi di pari opportunità, perché non dovrà essere nominata dai partiti, ma composta dalle rappresentanti delle associazioni di donne della città che ne facciano richiesta, da donne singole che vogliano dare il loro contributo, dalle assessore, consigliere comunali e di quartiere, da donne dei sindacati e di ordini professionali e di categoria.
2. Apertura delle commissioni consiliari alla presenza di esperte esterne.
Questa scelta - già sperimentata nel funzionamento della C.P.O. - consentirebbe di portare e rappresentare il punto di vista di genere nelle scelte e negli orientamenti dell’amministrazione
3. Composizione paritaria della C.P.O.
4. Composizione paritaria di Enti e Municipalizzate.
Fermo restando il fatto che il criterio del 50% deve valere in tutti i consigli di amministrazione delle municipalizzate ed Enti vari, per ogni presidenza di Municipalizzata/Ente deve essere prevista una vicepresidenza da attribuire in maniera alternata uomo-donna/donna-uomo.
5. Costituzione dell’Ufficio Politiche di Conciliazione e di Genere.
Questo Ufficio, che pensiamo debba afferire direttamente al Gabinetto del Sindaco, uscendo da una logica tutta assessorile, deve lavorare a integrare competenze di diversi assessorati e diversi contesti di riferimento (sindacati, organizzazioni di categoria, scuole, municipalizzate, ecc.), coordinare il lavoro della Consulta e delle esperte nominate nelle Commissioni consiliari, con particolare riferimento all’intervento nel piano strategico Bari 2015, nella prospettiva di Bari città metropolitana e alla proposta di Bilancio di Genere.
Centro di Documentazione Donne
Un Desiderio in Comune - lista Sinistra per Bari
Coordinamento Donne del PD
ARCA
Coordinamento donne delle associazioni di Bari
Comitato Marisabella
martedì 14 luglio 2009
Appena ho 18 anni mi rifaccio

lunedì 13 luglio 2009
In memoria di Anna
sabato 11 luglio 2009
Secondo incontro
di Antonella Masi
Ieri c'è stato il secondo incontro di quello che doveva essere un coordinamento di partiti e associazioni per avanzare proposte al sindaco, uso l'imperfetto come tempo verbale e come valutazione politica, perché in realtà a fronte di una piattaforma di obiettivi condivisibile perché generica e comunque significativa presentata da Marida, c'è stata la reazione di chi, appartendo a Rifondazione Comunista, ha finito con il ridurre tutto a logiche di partito e di appartenenza;: alla fine io e Anna, come unica associazione presente, siamo andate via per lo stravolgimento e la confusione delle interpretazioni e delle proposte, in definitiva stamattina andranno dal sindaco le donne della lista Un desiderio in comune ...
A questo punto risulta ancora più significativo che ad andare avanti con proposte autonome (nel senso di svincolate dalle logiche di partito) e articolate sia quel movimento di opinione che si è creato dopo l'incontro del 2 luglio 2009, chiedo soprattutto a quelle di noi chi erano presenti quella sera, ma ovviamente anche alle altre, di dare la loro valutazione, peraltro con Clelia Iacobone, abbiano deciso di distinguere i due piani: quello di contenuto da quello operativo, per cui al mio articolo (che si spera venga pubblicato entro questa settimana dal Corriere) dovrebbero seguirne altri a supporto e completamento, per allertare l'opinione pubblica su quello che è il nostro piano teorico e politico..Come vedete un percorso ambizioso che si fa carico del desiderio di tante/i..
Vedremo come procedere
Con la forza delle donne (Il primo incontro)

E’ successo, non per caso, in un affollato incontro promosso dal Centro di documentazione e cultura delle donne, presso la sede del Cidi-Adirt di via Abbrescia, la saletta si è riempita ed è stata animata da interventi e riflessioni, che segnalano ancora una volta la passione, ma anche l’indignazione che anima donne e uomini nell’attuale contesto politico.
Tema dell’incontro: L’ombra del potere: le donne fra immagine, mediazione, autorità.
Il bisogno di riflettere insieme è nata in occasione delle manifestazioni seguite all’elezione del sindaco Emiliano, dal desiderio di una donna,
La denuncia di quanto avviene nelle stanze private del potere mi/ci indigna, non solo per ragioni etico-morali, ma perché contrasta fortemente con la consapevolezza di un patrimonio di esperienze, scelte, spazi di intelligenza, autorità e sapere, che le donne hanno riempito con le loro pratiche e le loro passioni.
Abbiamo sempre attribuito alle scelte e allo stile di vita un valore politico, ritenendo che la pratica politica altro non sia che l’ abitare lo spazio della cittadinanza con signoria e consapevolezza dovunque e sempre.
Ci ritroviamo alla storica dicotomia dei vizi privati e pubbliche virtù, dove alle donne spetta il ruolo accessorio e contingente del bell’oggetto, del giocattolo seducente senza testa e senza desideri.., è ben più che una questione di ordine morale, è una questione nodale del rapporto fra i sessi e con il potere: da una parte l’illusione di alcune di farne parte, in una condizione di favori e commerci, dove il corpo e la bellezza, si ri-fanno merce di scambio e l’ambizione si riduce a specchio dei voleri dell’altro; dall’altra il ritorno alla duplicità fatta sistema, fatto ordine, l’esercizio di un potere che davvero s’immagina totalizzante nel suo annientare limiti, confini e soggettività.
Ma c’è un’altra questione che ruota intorno all’esercizio e all’organizzazione del potere, l’esclusione o la marginalizzazione delle donne. L’ultimo voto amministrativo a Bari, ha penalizzato non solo candidature femminili autorevoli, competenti e dignitose, ma anche donne che nella passata legislatura avevano ricoperto cariche e ruoli significativi, con risultati positivi. Ma questa non è una contraddizione solo locale.
Tante le analisi possibili: quello dei partiti continua ad essere un sistema chiuso, che seleziona i propri rappresentanti (qui il genere di appartenenza ha poco valore) in nome di una ri-conferma di supporto all’apparato elitario e gerarchico, in un meccanismo ripetitivo e rituale che, dietro le apparenti regole della democrazia, si auto-legittima e si auto-riproduce; in questo sistema difficilmente le donne possono affermarsi in modo originale, libero, autorevole e riconoscibile;
gli organismi istituzionali raramente si sottraggono al formalismo delle regole e delle procedure che continuano ad appartenere anch’esse, come quelle dei partiti, per cultura e storica dimestichezza al genere maschile, nelle regole, nei linguaggi, nei criteri di selezione e di organizzazione, nei tempi e nelle modalità dell’agire politico;
vi è poi l’elettrice/ l’elettore, che dà la propria preferenza; votare donna, in questo quadro politico richiede forte consapevolezza e investimento, da questo punto di vista il numero dei voti attribuito alle candidate vale molto più della somma numerica e non è cosa di poco conto, ma la maggioranza, forse inconsapevolmente, proietta sulla candidatura di una donna, la debolezza del suo genere: una debolezza simbolica prima ancora che storica e culturale, che ha poco a che fare con la reale soggettività delle donne candidate, per cui alla fine è naturale privilegiare il dato acquisito e introiettato: la forza di una proposta, quella maschile, che ha dalla sua un intero apparato culturale, un mondo creato nel tempo a sua immagine e somiglianza.
Ma l’incontro del 2 luglio segnala alcune novità:
la presenza di donne e uomini dentro e fuori le istituzioni e i partiti, donne delle associazioni, ma anche soggettività senza appartenenze, ed un desiderio palpabile: esercitare un diverso protagonismo sulla scena della politica, che parta dall’esperienza e dal sapere delle donne e di quegli uomini che intendono misurarsi autenticamente con tutto questo;
significa inaugurare linguaggi, pratiche, strategie di un respiro diverso e farne un progetto politico, non si può più eludere o rimandare , il futuro non si può rinviare.